Attualità a cura di Maurizio Donini

Rapporto ADAPT 2023 sulla contrattazione collettiva

ADAPT ha pubblicato il Decimo Rapporto sulla contrattazione collettiva in Italia, relativo all’anno 2023. La ricerca, basata sui testi contrattuali raccolti nella banca dati ADAPT Fare Contrattazione, offre un’analisi dettagliata dei rinnovi di contratti collettivi di categoria e delle dinamiche contrattuali a livello aziendale e territoriale. A livello nazionale, sono stati analizzati 44 rinnovi di Contratti collettivi siglati nel corso dell’anno da CGIL, CISL e UIL e si deve evidenziare in particolare il rinnovo del CCNL dei Servizi Fiduciari e Vigilanza, uno dei contratti collettivi più dibattuti, e il CCNL Enti di formazione professionale, in attesa da anni e altri settori coinvolti dai rinnovi sono agricoltura, chimica, edilizia, legno e arredamento.

Per quanto riguarda i temi trattati, nella parte normativa si nota che il 25% dei rinnovi è intervenuto sui sistemi di inquadramento e classificazione, perlopiù con un generico impegno per la loro riforma o con l’introduzione di alcune nuove figure professionali e la modifica nelle mansioni associate alle figure esistenti, senza tuttavia procedere con un intervento strutturale, di cui da tempo si discute, in funzione di un mercato del lavoro meno statico, che valorizzi maggiormente le competenze e la professionalità dei lavoratori; il 36% dei rinnovi è intervenuto sui contratti a termine, come conseguenza delle modifiche introdotte dal Decreto Lavoro di maggio 2023, che modificava le causali per estendere la durata dei contratti temporanei oltre i 12 mesi; il 25% ha introdotto modifiche in tema di orario di lavoro, con azioni di riduzione o rimodulazione a livello nazionale, come nel caso del CCNL Credito, che ha ridotto di 30 minuti l’orario settimanale o il CCNL SIAE che ha previsto la sperimentazione della smart week, con 9 ore al giorno per 4 giorni a settimana. Nel 22% dei casi si è intervenuti sul tema della formazione, con due misure principali: incremento del monte ore di formazione retribuita (in particolare nei CCNL Consorzi agrari e nel CCNL Credito) e un generico impegno programmatico a implementare pacchetti formativi. 

Sul fronte dei trattamenti economici invece sono stati accordati aumenti in tutti e 44 i rinnovi, ma con ordine di grandezza e modalità di erogazione sensibilmente differenti a seconda dei casi. Il CCNL Servizi fiduciari e vigilanza ha visto aumenti piuttosto blandi, intorno ai 140€ come dato medio di riferimento, il CCNL Lavanderie industriali 155€, mentre il CCNL credito ha fissato aumenti che vanno dai 304€ a 584€. Inoltre, i settori più in difficoltà, in cui gli aumenti sono stati già nei numeri contenuti, hanno anche optato per una ripartizione dell’aumento graduale nel tempo, con l’erogazione in più tranche nel corso del biennio o, in alcuni casi, del triennio. Per adeguare le retribuzioni al costo della vita che ha subito notevolmente l’impatto delle dinamiche inflattive, si è intervenuti principalmente secondo due modalità: con un’erogazione una tantum compensativa per il 2023 e, come nel caso del CCNL Legno e arredo, con l’impegno di fissare un nuovo incontro fra le parti durante la vigenza del contratto, per un eventuale adeguamento dei salari sulla base dei dati ISTAT aggiornati. Ancora a livello nazionale si conferma la tendenza alla frammentazione della retribuzione, sempre di più infatti sono i CCNL che non intervengono solo sui minimi tabellari, ma anche sugli altri elementi che compongono la retribuzione, come scatti di anzianità, indennità per specifiche mansioni, welfare contrattuale, ad esempio il 30% dei rinnovi ha previsto erogazione di crediti welfare, buoni spesa e buoni benzina.

Sul fronte della Contrattazione collettiva aziendale, nel 2023 sono stati analizzati 440 contratti, il numero più elevato da quando ADAPT ha iniziato la rilevazione. In Italia, come è noto, non esiste un obbligo legale di deposito dei contratti aziendali e ciò inevitabilmente influenza l’attività di raccolta del materiale e la trasparenza informativa. Nonostante ciò, i testi contrattuali recuperati dai ricercatori di ADAPT sono sufficienti per tratteggiare le principali tendenze. L’analisi degli oltre quattrocento accordi aziendali sottoscritti nel corso del 2023 da Cgil, Cisl e Uil ha rivelato che la maggior parte proviene dal settore del credito e delle assicurazioni, seguito dal settore metalmeccanico e delle telecomunicazioni. Del tutto non rappresentati invece, settori pur molto rilevanti per l’economia nazionale, come ad esempio il settore del turismo, della ristorazione, e dell’edilizia per i quali vige, di regola, una contrattazione di tipo territoriale. Da notare, inoltre, come la maggior parte degli accordi analizzati sia stata stipulata a livello aziendale (55%) o di gruppo (42%), con una distribuzione geografica che vede più della metà degli accordi con copertura multi-territoriale (73%), il 19% nel nord Italia e numeri molto bassi per quanto concerne gli accordi unicamente applicabili nelle regioni del centro e del sud, rispettivamente 7% e 1%. A livello tematico, le materie più frequentemente oggetto di negoziazione aziendale sono l’organizzazione del lavoro, il lavoro agile, il salario di produttività, il welfare aziendale, la conciliazione vita-lavoro e la formazione. La varietà dei contenuti trattati segnala un discreto dinamismo della contrattazione collettiva, che si concentra in particolare sull’orario di lavoro, forse anche a causa dell’influenza del contesto internazionale, e sul tema del welfare occupazionale. 

Il rapporto contiene anche quattro focus tematici. Il primo ha ad oggetto i salari contrattuali del 2023, svolge una analisi empirica sugli importi delle retribuzioni contrattuali di 17 contratti collettivi di categoria. Emerge come siano limitati – appena due CCNL su diciassette – i casi in cui il salario contrattuale complessivo è inferiore alle indicazioni europee sul salario minimo. Tra questi, il CCNL della vigilanza privata e dei servizi fiduciari (HV17) a cui è dedicato il secondo focus del rapporto. Il terzo focus ha per oggetto il tema della partecipazione dei lavoratori, tornato al centro del dibattito politico-sindacale nel 2023 per via della proposta di legge della Cisl, e rileva come la contrattazione collettiva, a cinque anni dal Patto della fabbrica del 2018 che promuoveva la diffusione  di prassi partecipative a livello aziendale, abbia sviluppato forme di partecipazione di tipo “debole” senza trasferire potere deliberativo ai lavoratori. Il quarto focus tematico esamina infine il ruolo delle parti sociali nella prevenzione e tutela delle vittime di violenza di genere, attraverso l’analisi di accordi interconfederali, protocolli, dichiarazioni, e contratti collettivi, mettendo in evidenza come negli ultimi anni, ci sia stato un aumento di sensibilità verso il tema, con misure di tutela più ampie negli accordi aziendali rispetto ai CCNL. 

Michele Tiraboschi, Coordinatore scientifico di ADAPT, spiega: “Queste tendenze possono essere certamente ascritte alla tendenza prettamente post-pandemica relativa alla maggiore attenzione per la persona del lavoratore, ma anche a nuove politiche aziendali di attraction e retention, volte ad adattarsi ad un mercato del lavoro caratterizzato da uno spiccato mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il Rapporto evidenzia la persistente vivacità delle relazioni industriali in Italia e un impegno continuo verso la flessibilità lavorativa (a favore dei lavoratori e non solo dei datori di lavoro), la protezione dei salari e il benessere dei lavoratori, ma al contempo emerge il permanere di alcune aree critiche, in tema di salari in alcuni settori, ma anche con riguardo ai temi di frontiera come la partecipazione dei lavoratori, la riforma dei sistemi di classificazione e inquadramento e la professionalità dei lavoratori. Con questi dati vorremmo fornire un quadro dettagliato delle dinamiche contrattuali in Italia, per offrire uno strumento prezioso per l’azione sindacale, aziendale e politica.”. 

MAURIZIO DONINI