Donald Trump è il 47° Presidente degli USA
L’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 2024 ha segnato un ritorno di Donald Trump alla Casa
Bianca. Con un’ampia vittoria nei principali stati in bilico, tra cui Pennsylvania, Georgia e Michigan, Trump
ha superato la sua rivale Kamala Harris, che aveva assunto il posto come candidata democratica dopo il
ritiro di Joe Biden. L’ex presidente ha costruito la sua campagna su temi nazionalisti e di politica economica
protezionista, concentrandosi sul ripristino dell’industria statunitense e sulla riduzione dell’immigrazione
irregolare, politiche che hanno riscontrato una forte risposta elettorale in regioni economicamente
depresse del Paese.
Si rimane stupiti di quanto la vacuità e il nulla programmatico di The Donald siano stati ininfluenti rispetto
il risultato finale, già le analisi avevano dimostrato come i portoricani, malgrado il loro paese sia stato
definito una pattumiera nello scorrere della campagna elettorale del tycoon, avrebbero votato egualmente
per lui, almeno in parte. Così come ha raccolto voti tra le donne, e la considerazione che ne ha è ben nota,
come tra gli afroamericani che, dalle prime analisi, pare abbiano disertato le urne, almeno in parte. Una
campagna elettorale imperniata sul volere fare la più grande deportazione della storia, muri, dazi,
interruzione dei finanziamenti a Ucraina e NATO, possiamo immaginare i riflessi sulle politiche ambientali.
Dazi e guerre commerciali si riverseranno sui consumatori statunitensi, ma oramai i giochi sono fatti, e a
bocce ferme è probabile si vedrà la solita dicotomia tra gli stati posti sulle due coste e quelli definiti gli
“One air states”, dove non c’è nulla e sono solo da sorvolare. Si vedrà la differenza tra le comunità
progressiste di NYC piuttosto che di LA e Frisco e i farmers del belt. Cose già viste nel caso della brexit nel
Regno Unito, e queste elezioni testimoniano lo spostamento generale verso destra che oramai va dalla
Svezia agli Stati Uniti, passando per Slovenia, Francia, Germania, Italia. Giocando su muri divisori e paure
dei cittadini, populisti, sovranisti, destre a corto di argomenti che non siano un ipotetico calo delle tasse,
peraltro mai realizzato nei fatti, stanno allargando sempre di più la loro area.
Al fianco di Trump, il senatore dell’Ohio JD Vance è stato scelto come vicepresidente, e il duo è riuscito a
galvanizzare un elettorato composto in larga misura da uomini giovani e bianchi, sostenuto da personalità
influenti come Elon Musk e Joe Rogan. L’appoggio di Musk è stato particolarmente significativo, anche dal
punto di vista finanziario, con donazioni sostanziali alla campagna e la promozione su larga scala attraverso
la sua piattaforma X (ex Twitter). I risultati elettorali hanno anche visto i Repubblicani riconquistare il
controllo del Senato, un fattore che agevolerà la conferma delle nomine di Trump e la realizzazione del suo
programma politico. Con il Senato dalla sua parte, l’amministrazione Trump si appresta a implementare
misure come l’allentamento delle restrizioni ambientali e l’introduzione di nuove tariffe commerciali.
Harris, sostenuta dal Partito Democratico e da molte donne indipendenti e anziane, ha puntato
principalmente sui diritti delle donne e sulle problematiche legate alla sanità pubblica, senza però riuscire a
contrastare l’ondata elettorale nelle aree industriali. Il suo discorso di concessione dovrebbe arrivare nelle
prossime ore, dopo un ultimo appello a contare ogni voto. Forti responsabilità sono da addebitare a Joe
Biden, una pessima presidenza iniziata con la fuga precipitosa dall’Afghanistan che ha riconsegnato il paese
ai talebani. La sua precaria condizione fisico-mentale ha provocato un continuo calo di fiducia nei dem, si
sarebbe dovuto non ricandidare o ritirarsi prima della designazione ufficiale quale candidato, lasciando il
palco a Kamala Harris e il tempo per fare una campagna elettorale completa, godendo anche del lancio
della candidatura dal primo momento, e non solo a ridosso del voto.
L’esito riflette le profonde divisioni nel Paese e pone interrogativi su come l’amministrazione Trump
affronterà questioni chiave nei prossimi anni, mentre i Democratici si preparano a riorganizzare la propria
strategia politica.
MAURIZIO DONINI