ELEZIONI 2013: CENTROSINISTRA AVANTI, GRILLO TERZO
ROMA – Era in fuga con un cospicuo vantaggio sugli inseguitori. Ora il centrosinistra è sempre al comando ma il distacco dalla coalizione di centrodestra è sceso a circa 7 punti. Il fatto più rilevante però, a conti fatti, è che Bersani e i suoi alleati in Senato non arriverebbero alla maggioranza. Una vittoria mutilata è quella che insomma si profilerebbe secondo l’ultimo sondaggio condotto da Ipsos per il Messaggero. Una fotografia scattata a meno di tre settimane dal voto, dunque molto più nitida delle precedenti. La coalizione di Pier Luigi Bersani resta solidamente in testa sia pure in ripiegamento di circa due punti rispetto al precedente rilevamento: 35,2% alla Camera e 35,9% al Senato. Altro dato che emerge: si sta riducendo il numero degli astensionisti e degli indecisi. E torna a crescere il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che pure aveva accusato nelle ultime settimane una piccola ma continua flessione.
EFFETTO CHOC
Il sondaggio si carica di una valenza particolare. Perché da oggi scatta il black-out elettorale e perché contiene un elemento nuovo. La reazione meno istintiva alla proposta choc di Berlusconi, l’impegno a restituire l’Imu già versata dagli italiani. «Ora che quel messaggio si è sedimentato tra i suoi potenziali elettori – spiega Nando Pagnoncelli, il direttore di Ipsos – se ne possono anche considerare gli effetti. La coalizione di centrodestra è passata alla Camera dal 26,8% al 28,3». Come dire che l’Imu sulla prima casa, il cui valore è calcolato intorno ai 4 miliardi di euro, in termini di intenzioni di voto pagherebbe molto meno, circa due punti.
DEBOLEZZE
Finora ha contato la forza comunicativa dei leader. In queste ultime settimane lo saranno le loro debolezze. «I grillini – riprende Pagnoncelli – avevano raccolto inizialmente molti consensi puntando proprio sulla disaffezione dalla politica. Grillo ha dovuto però fare i conti sue due punti critici: la democrazia interna al suo movimento e la convinzione dei suoi potenziali sostenitori di non essere in grado di affrontare la crisi economica. Detto questo, l’ex comico genovese resta comunque l’elemento di novità di questa campagna elettorale insieme alla presenza di Mario Monti. Ma dovrà continuare a fare i conti con queste sue due debolezze». E comunque vada sarà un successo, se è vero, come sostiene il sondaggio Ipsos, che i 5 Stelle all’indomani del voto diventerebbero il terzo partito: 15,9% alla Camera e 15,6% al Senato. Un exploit.
MENO RISSE
Attacchi incrociati, botta e risposta, accuse varie, qualche insulto. Il solito copione, insomma. Ma niente risse. «In queste ultime due settimane conteranno soprattutto i contenuti – è la tesi di Pagnoncelli – sarà importante dare un’idea precisa di qual è la propria visione per il futuro del Paese. Assisteremo perciò all’enfatizzazione degli elementi distintivi di ognuno ma non ci saranno a mio avviso toni troppo esasperati. In un clima di sfiducia i leader sanno bene che l’aggressività non sarebbe una strategia premiante. Rischierebbero l’omologazione».
In quanto alla forza dei singoli partiti il quadro alla Camera è questo: centro di Monti (10,8%), Pd 30,6%; Sel 3,9%; Pdl 20,3; Udc 3,2%, Fli 0,8; Lega Nord 4,4%, Fratelli d’Italia 2,3%, Fare Italia, fermare il declino 1,8% e Destra 0,9%. L’arcipelago del centrodestra segnala dunque piccole oscillazioni, spostamenti dell’ago di mezzo punto o di un punto, il che statisticamente ha un valore molto ma molto relativo.
PM A RISCHIO
Nella zona grigia naviga Rivoluzione civile. Rigettato l’accordo di desistenza con il Pd, la coalizione del pm Ingroia secondo l’ultimo sondaggio Ipso, dopo un approccio più che incoraggiante, arretrerebbe al 3,7. Dunque sotto la soglia utile per approdare in Parlamento. Resterebbe fuori sia dalla Camera che dal Senato pur avendo più o meno gli stessi numeri del partito di Vendola tenuto a galla all’ipotesi di governo. Il fatto che tra Monti e il governatore pugliese non ci sia stato uno scambio di amorosi sensi non ha giovato ad entrambi. «Annunciare le alleanze prima del voto non è mai una buona mossa – assicura Pagnoncelli – si rischia poi di fare la figura del minuetto». Un dato positivo a prescindere è il calo dell’astensionismo. Ancora il sondaggista di Ipsos: «Il tasso di partecipazione al voto avrà una influenza anche in termini di stabilità e di pace sociale, che nonostante le tensioni finora non è mai stata in discussione». La fascia che comprende indecisi è non voto si attesta intorno al 28/29%. Cosa deciderà la sfida? Se fosse una corsa ciclistica a questo punto entrerebbero in gioco vari fattori: la freschezza dei leader, il rapporto con i gregari, lo sprint. «E invece ancora una volta per il 60% degli elettori sarà decisiva la vecchia Tv», conclude Pagnoncelli.
Mille interviste realizzate il 6 febbraio
La rilevazione che pubblichiamo è stata realizzata da Ipsos PA per Il Messaggero Spa. Ecco la nota metodologica che è stata seguita. Il sondaggio è il risultato di interviste svolte presso un campione casuale rappresentativo dei cittadini maggiorenni residenti sul territorio nazionale secondo genere, età, livello di scolarità, condizione lavorativa e regione di residenza. Sono state realizzate 1.000 interviste (su un totale complessivo di 12.197 contatti), mediante sistema CATI, il 6 febbraio 2013. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it.