Marasciallo condannato per minacce ad un inferiore
La Cassazione ha confermato la condanna a 7 mesi di reclusione (con sospensione condizionale) emessa dalla Corte militare d’Appello di Roma per il reato di «minaccia ad un inferiore», in relazione
ad approcci sessuali compiuti su alcune giovani reclute, nei confronti del maresciallo capo Antonio Di Gesù del 235/o
Reggimento addestramento volontari di Ascoli Piceno, la stessa caserma dove prestava servizio Salvatore Parolisi. I fatti risalgono al luglio 2009 quando il maresciallo, secondo l’accusa, in più occasioni avrebbe rivolto pesanti apprezzamenti nei confronti di cinque volontarie, invitandole ad avere rapporti con lui e minacciandole, dopo il rifiuto delle ragazze, di far passare loro «dei guai» allo scopo di evitare che riferissero gli episodi ai superiori. Per questi fatti, Di Gesù venne rinviato a giudizio per due reati, minaccia ad inferiore e ingiuria. Ma in primo grado era stato assolto. La Corte militare d’appello ha invece riformato la sentenza, condannandolo a sette mesi di reclusione militare per il solo reato di minaccia nei confronti di due delle reclute. Nel ricorso in Cassazione, il legale di Di Gesù ha tra l’altro opposto che non si trattava di minacce ma di mero «consiglio». Secondo la Corte, come si legge nella sentenza 15733 della prima sezione penale pubblicata oggi (udienza del 22 gennaio), il giudizio d’appello ha correttamente osservato che Di Gesù «rivestiva un grado più elevato delle militari volontari e che si trovavano in posizione subalterne, anche in ragione della giovane età e della precaria condizione lavorativa». Ed ha quindi escluso che la condotta dell’imputato potesse intendersi come un caso di «scherzosa attenzione», come sostenuto da un testimone nel processo di merito.