Non è un Paese per giovani, ma nenache per ………
7, 5 milioni di disoccupati, quasi uno su due tra i ventenni e i nostri governanti sembrano non accorgersene, tanto da rinviare di settimana in settimana alcuni provvedimenti per rendere meno pesante la disoccupazione, in particolare giovanile. Per ora, con l’avvio a fine anno, è stato approvato il nuovo servizio civile volontario per circa 40 mila giovani in una prima tranche. Il job acts e rinviato forse a settembre, ma l’ingorgo parlamentare incombe con oltre 700 decreti da convertire. La riforma della Pubblica Amministrazione ancora non è arrivata al traguardo e non è dato sapere se alla fine conterrà le premesse per un turn over seppure limitato, intanto riusciamo a sapere che nella stessa P.A. ci sono pensionati che continuano a lavorare, alla faccia dei disoccupati di questo Paese. Vi sembra un Paese per giovani? No, infatti in tanti oramai prendono il treno o l’aereo per tentare la fortuna all’estero. Fino a qualche anno addietro l’eldorado era la Spagna, ora si punta all’Inghilterra, alla Nuova Zelanda, all’Australia, al Sudafrica, alla Lituania o all’Irlanda, visto che le politiche italiane non degnano di una seppur minima attenzione le problematiche giovanili e non solo quelle connesse con un disagio sociale crescente delle famiglie e dei disoccupati in generale. A ben vedere e le statistiche lo confermano questo non è più neppure un Paese per vecchi. Sarà sempre il più bel Paese del mondo, ricco di storia, di cultura, di bellezze paesaggistiche, con un ottimo clima, una quantità inestimabile di beni artistici e architettonici, ma quanto costa viverci? La pressione fiscale, mista alla situazione economica drammaticamente connesse con un altissimo debito pubblico, una burocrazia asfissiante ed un costo della vita sempre più alto spingono centinai di migliaia di italiani a cercare rifugio all’estero. Già oltre 500.000 mila pensionati se ne sono andati, destinazione Gran Canaria, Malta, Turchia, Romania, Ungheria, Polonia. Le mete più gettonate per trascorrere serenamente gli ultimi anni e godersi qualche spicciolo di pensione annoverano anche Paesi come la Norvegia, la Francia, i Paesi Bassi, il Canada, la Danimarca, la Spagna, o gli Stati Uniti, dipende dal livello economico della pensione, dalla possibilità di avere agganci in loco o dalla scelta pura e semplice di un Paese, sicuro, pacifico, accogliente, meno corrotto del nostro. Alcuni si sono spinti fino in Messico o in Thailandia, l’importante è mettere un bel po’ di chilometri tra se e questo Paese bello e dannato, dove tutto cambia affinché nulla cambi in un eterno ciclo gattopardesco dove destra o sinistra si confondono, si sovrappongono fino a far scomparire confini e regole, tanto per cui il cittadino decide di mollare per una situazione più chiara e meno soffocante. Chi rimarrà al fine, oltre la casta autoreferenziale, la malavita sempre più invadente, il fisco sempre più opprimente e la burocrazia asfissiante?
ARES