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Auspicavamo fin dalla partenza, maggio 2014, potesse essere un momento di svolta nelle politiche per il lavoro e potesse alleviare il dato pesante e afflittivo della disoccupazione, in particolare quella giovanile. Fin da subito, chi ci ha seguito in queste settimane lo ricorda, abbiamo messo in guardia contro i mali endemici della burocrazia e della disorganizzazione italica per presagire un destino non fausto del programma Garanzia Giovani, affidato alle mani dei centri per l’impiego, alle regioni e alle provincie. Il programma garanzia Giovani ha suscitato grandi speranze e forti attenzioni nel mondo giovanile, dove ad iscriversi sono stati quasi 105.000 ragazzi, i dati preoccupanti rilevabili dai report del Ministero del Lavoro sono quelli relativi alle disponibilità da parte delle aziende4.068, pari allo 3,69%. Inoltre nel programma sarebbero previsti stage, apprendistato, tirocini, tutti elementi non certo onerosi per le aziende dal momento che i fondi per tali operazioni sono di natura europea e nazionale già stanziati. Il Ministro per la verità firma convenzioni con associazioni di categoria e imprese, Garanzia Giovani ha avuto un buon battage pubblicitario, ma non sta sortendo gli effetti sperati, come purtroppo era facilmente prevedibile. Può essere la crisi, la stagnazione perdurante, l’economia che stenta a riannodare i fili della ripresa, ma secondo noi a leggere i dati del Ministero, dove a fronte di 110.000 adesioni solo 10.241 sono già stati chiamati ad un primo colloquio di profilazione, è evidente l’inadeguatezza delle strutture, i colli di bottiglia rappresentati dalla burocrazia provinciale, dai centri per l’impiego assolutamente non strutturati alla bisogna, senza contare il flusso di denaro verso queste strutture pari a un miliardo e mezzo destinato alla loro attività di incrocio tra domanda e offerta. Forse i centri per l’impiego sono pochi, forse non hanno la necessaria preparazione per svolgere questi compiti, ma forse hanno un deficit di produttività che mal si acconcia con il grave stato della nostra economia occupazionale. L’aver fatto 10.000 colloqui in due mesi non è un dato gratificante sul quale il Ministro dovrebbe riflettere, monitorando certo l’andamento delle iscrizioni, ma soprattutto capire quali sono i motivi per i quali in questo Paese anche le buone idee trovano presto una degna sepoltura. I giovani, i nostri ragazzi meritano di più! Più attenzione e meno promesse mirabolanti, Garanzia Giovani può funzionare, ma la macchina deve essere guidata da esperti e dinamici manager, non da quelli che in questo periodo sono riusciti a malapena a fare un colloquio in totale. Infatti calcolando in circa 7.000 dipendenti dei centri dell’impiego, esclusi i dirigenti e il numero dei colloqui effettuati fate voi le proporzioni e capirete che forse davvero questo non è un Paese per giovani.
ARES
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