Sciopero infermieri, garantite solo le urgenze!
Domani, negli ospedali, saranno garantite solo le urgenze. Funzioneranno a pieno ritmo solo i pronto soccorso, le rianimazioni, le sale operatorie per gli interventi, come un parto, che non possono essere rinviati. Sciopereranno gli infermieri che bloccheranno tutte le altre attività in corsia. Dalle visite alle analisi. A rischio, dunque, molte operazioni programmate (anche di chi è ricoverato), gli esami radiologici e anche i prelievi di sangue.
IL REDDITO
Gli infermieri sono i primi ad alzare la voce, a protestare per un contratto fermo da cinque anni (stipendi uguali dal 2009) e per il blocco del turn over nelle regioni in piano di rientro. Dopo di loro, sabato 8, anche si asterranno dal lavoro i medici ospedalieri che parteciperanno alla manifestazione dei lavoratori pubblici di Cgil, Cisl e Uil. «Ricordiamoci sempre – spiega Andrea Bottega segretario del Nursind sindacato infermieristico al sito “Quotidianosanità” – che su oltre 500mila lavoratori del servizio sanitario, almeno 220mila sono infermieri. La nostra base è in grande sofferenza. Basti pensare agli 80 euro: il nostro reddito si aggira mediamente tra28mila e 30mila euro e siamo quindi la prima fascia esclusa dal bonus. La mobilitazione sarà massiccia. Per quanto riguarda la manifestazione di Roma, prevedo che sotto Montecitorio saremo almeno 1500». Gli infermieri rivendicano il loro ruolo in prima linea «ad assistere malati acuti, cronici e fragili» percependo, però, «salari inadeguati».
IL MINISTRO
Dal ministro della Salute Lorenzin un piccolo spiraglio. «Ora bisogna dare respiro – sono le sue parole – al turn over. Finora c’è stato un sostanziale blocco dell’accesso alla professione. Un fatto molto grave. Ora è necessario garantire un necessario ricambio generazionale». Gli infermieri, secondo un’analisi della categoria, sono sempre meno mentre, di anno in anno, aumenta il numero dei disoccupati. Circa 25mila.
Nelle corsie, il malcontento sta crescendo anche tra i medici: sciopero sabato prossimo. Contratto da rinnovare e norma sulla responsabilità professionale da “costruire”. Norma che tutela medico e cittadino evitando quella che, per paura di una denuncia, viene definita medicina difensiva. Il suo costo, per le casse del servizio nazionale, è stato stimato intorno ai dieci miliardi all’anno.
LA DENUNCIA
In più, sono da calcolare le situazioni dei diecimila precari che lavorano nei nostri ospedali. «I camici bianchi e gli operatori precari della sanità – fa sapere Massimo Cozza segretario nazionale della Fp Cgil medici – sono stati abbandonati dal governo. Una condizione veramente grave». Sottolineata, in varie occasioni, anche dalla Ue che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia europea perché i medici non hanno diritto alla normativa comunitaria che prevede un massimo di 48 ore e un riposo giornaliero di almeno 11