Indagine Confindustria, i giovani vogliono trasferirsi all’estero
ANCONA Incerti. Sfiduciati. E ben l’83 per cento è pronto a trasferirsi all’estero. È drammatico l’esito dell’indagine che Confindustria ha eseguito su un campione di studenti delle scuole superiori, milleduecento del quarto e quinto anno dei licei e degli istituti tecnici e professionali della provincia di Ancona. Ma c’è di più. Andando avanti con l’età, il clima non migliora. Confindustria ha tastato anche un centinaio di studenti universitari della Politecnica impegnati all’estero con l’Erasmus o per tirocini. Il sogno della stragrande maggioranza è non tornare.
L’incertezza è dilagante tra i 17/18 enni. La più grande preoccupazione è la mancanza di lavoro, che spaventa molto più delle malattie e dei contrasti familiari. L’indagine evidenzia come non emerga in particolare nessun “lavoro dei propri sogni” (tutti i lavori proposti hanno valutazioni basse e pressoché uguali, circa il 20%). Ciò fa intuire quanto ci sia un appiattimento nelle scelte e un livellamento verso il basso. Tra i giovani mancano visioni, ambizioni, aspirazioni e sogni. Le percentuali più o meno si equivalgono. L’imprenditore, l’avvocato, il responsabile commercio estero, prendono le stesse percentuali dell’artista e dello sportivo. Non ci sono preferenze specifiche verso cui orientarsi. E questo è sicuramente un effetto endemico dovuto alla situazione di forte crisi, non solo economica, ma anche di valori. Gran parte del campione (83%) lavorerebbe all’estero: il 28% andrebbe in America, il 14% in Inghilterra, il 9% in Germania, il 7% in Australia. Circa un 20% non sa rispondere a quali sono/saranno i settori dell’economia più trainanti oggi/nel 2030 in provincia di Ancona. Oggi a prendere le percentuali maggiori sono il turismo (17%), l’industria (10%), l’Agricoltura (6%) ed il settore terziario (5%). Nel 2030 rispetto ad oggi crescerà il turismo (24%) ed il settore terziario (10%) mentre diminuirà l’industria (8%). Tra le richieste, i giovani della provincia desiderano un territorio più curato ed accogliente, manifestano sempre più una mancanza di infrastrutture e mezzi di trasporto, di divertimenti ed intrattenimenti, aree Wi-Fi libere e connessioni veloci.
Si alza l’età e il clima non cambia. Sono stati intervistati anche alcuni laureandi e laureati impegnati in esperienze professionali o universitarie all’estero: nella quasi totalità dei casi hanno dichiarato di non voler più rientrare. Il 60% degli intervistati lo motiva con la scarsa attrattività e la bassa attenzione della nostra provincia alle esigenze dei giovani. Si criticano soprattutto le barriere economiche che risultano essere quelle più invasive. Dopo l’università, insomma, è meglio espatriare. Tra chi svolge stage all’estero, o fa parte del progetto Erasmus, si fa sempre più forte la speranza di sistemarsi fuori dai confini italiani.