In arrivo nuove tasse, si comincia con la casa
Meglio sgombrare subito il campo dalle illusioni: il Def, il Documento di economia e finanza che delinea la politica economica e di bilancio del prossimo triennio, non porterà ad un calo delle tasse. Anzi, ci sono le premesse perchè la pressione fiscale aumenti ancora.
Il documento sarà presentato nel Consiglio dei ministri di domani martedì per essere varato il venerdì successivo. Poi entro il 30 aprile dovrà essere inoltrato a Bruxelles per la consueta timbratura. Al momento l’attenzione è concentrata sulla manovra del 2016 per evitare l’aumento dell’Iva e delle accise. Per disinnescare questo pericolo il governo deve recuperare 16-17 miliardi. Di questi 10 miliardi verranno dalla riduzione della spesa corrente mentre 7 miliardi verrebbero dalla flessibilità concessa dall’Europa in cambio dell’attuazione delle riforme. Il governo può anche contare sulla minore spesa per interessi dovuta dal calo dello spread. Il che porterebbe a risparmi per 6 miliardi.
Ma per evitare l’aumento dell’Iva e delle accise, si dovranno sacrificare gli incentivi alle imprese e si dovrà ricorrere a un ennesimo aumento delle imposte in modo più o meno mascherato.
Secondo le indiscrezioni che trapelano dal ministero dell’Economia i 10 miliardi di minori spese verrebbero dalla revisione delle agevolazioni fiscali e dal riordino degli incentivi alle imprese. Due misure che di sicuro non aiutano l’industria. Nel programma di tagli ci sarebbe anche la riduzione delle società partecipate locali; un argomento finora rinviato perchè politicamente ostico. Sarà messo nero su bianco l’ennesimo tentativo di sforbiciare la spesa dei ministeri. Il governo ci ha provato con la scorsa legge di Stabilità ma poi ha fatto marcia indietro. I tagli ai ministeri che originariamente dovevano essere nel 2015 pari a 2,3 miliardi poi sono stati ridotti a 1,5 miliardi. Se la riduzione della spesa non dovesse bastare per scongiurare l’aumento dell’Iva ecco che si dovrà ricorrere all’aumento del prelievo fiscale. Non sarebbe la prima volta.
Altra incognita è l’andamento dell’economia. Nel Def il governo metterà un aumento del Pil dello 0,7% nel 2015 e dell’1,3% nel 2016 e un aumento del deficit sul Pil del 2,6%. Ma secondo gli ultimi dati dell’Istat nel primo trimestre il Pil è cresciuto di uno striminzito 0,1% mentre il rapporto tra deficit e Pil si è attestato al 3%. la strada per centrare gli obiettivi del governo è lunga. Poi c’è la questione del debito. Il fiscal compact è categorico: bisogna ridurre di un ventesimo lo scostamento tra il debito corrente e l’obiettivo del 60% del pil. Il debito pubblico italiano è a quota 133,6%.
Per centrare questi obiettivi non ci sono scorciatoie. A fronte della difficoltà di tagliare la spesa non resta che agire sulla leva fiscale. E la casa è il primo bersaglio. Nel Def il governo annuncerà l’intenzion di modificare ancora una volta la tassazione sugli immobili con il varo nel 2016 della local tax. L’imposta comunale assorbirà le imposte attuali sulla casa e alcuni tributi di competenza municipale. Il governo ha promesso invarianza di gettito ma i Comuni se saranno chiamati a stringere la cinghia vorranno avere comuqnue una compensazione. Finora le modifiche della fiscalità immobiliare non sono mai state a invarianza impositiva.
Laura Della Pasqua