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Una via da dedicare a Gismondi

000mgismondiMONTEGRANARO – ​Gregario sulle strade di mezzo mondo da vivo e pure da morto. Il destino di Michele Gismondi sembra legato a doppio filo a quello di Fausto Coppi ancora oggi, a quasi due anni dalla sua morte.
Montegranaro è la città dove è nato, cresciuto, vissuto e deceduto uno dei più grandi campioni dello sport marchigiano, vicecampione del mondo di ciclismo su strada nel 1959 ma famoso più che altro per essere stato fido scudiero del grande campione per quasi un decennio. Per cui dev’essere una amara beffa per i familiari, gli amici, gli appassionati transitare, magari in bici, nel quartiere La Croce e vedere il cartello della strada che porta al Villaggio dello Sport con la scritta “Via Fausto Coppi”.
Ma come: Montegranaro ha dedicato una strada a Coppi e non a Gismondi? Ebbene sì. Una grave mancanza cui, per ora, ancora nessuno ha pensato di porre rimedio. “Ce lo faremo da soli un monumento o qualcosa che ricordi la memoria di Michele”, ripete l’ex sindaco Gastone Gismondi, che del grande Michele è nipote. La questione era riemersa qualche settimana fa quando l’amministrazione decise di intitolare una nuova via al primo caduto veregrense nella seconda guerra mondiale, Nazzareno Zallocco, e proprio Gismondi fece notare questa mancanza in sede di Consiglio comunale. Possibile non si riesca ad intitolare una via, un piazzale, un vicolo o comunque realizzare qualcosa di tangibile che rende onore e gloria a una delle più grandi figure della storia della città? Quella medaglia d’argento ai Mondiali di Zandvoort, in Olanda, fu la grande occasione di una vita, dopo una carriera all’ombra di cotanto capitano. Quella volata contro il fortissimo francese André Darrigade lo vide soccombere di un soffio dopo due quarti posti collezionati nel 1953 in Svizzera, a Lugano (con la vittoria di Coppi e la medaglia d’argento di Nencini a completare il trionfo azzurro) e nel 1954 in Germania, a Solingen (dove cercò di sostenere il capitano finché poté anche in una giornata di grande difficoltà). Era un ciclismo d’altri tempi, dove c’era pochissimo spazio per i gregari come Gismondi, che pure, oltre alla medaglia d’argento mondiale, vinse corse importanti come una tappa al Giro d’Italia (la cronosquadre del 1953), il glorioso Gran Premio Industria di Belmonte Piceno (sempre nel 1953) e la Coppa Agostoni (nel 1959). Nei grandi giri, complice la necessità di lavorare per i suoi capitani, non andò mai oltre il 13° posto del Giro d’Italia 1955 e anche nelle classiche non ebbe mai risultati di rilievo (11° nel Giro di Lombardia 1955). La sua carriera si stoppò prematuramente, a soli 29 anni, per colpa di un grave schianto. Era il 1960 e a Gazzola Gismondi ebbe un gravissimo incidente in pista, nel quale rischiò addirittura la vita. L’anno prima era tornato a Montegranaro per sposarsi e l’arrivo di Coppi aveva attirato su di sé gli occhi di tutta la città. Come oggi. Ma è giunta l’ora di porre rimedio.