Un altro ceffone al Governo, la Consulta boccia la super tassa sulle e-cig
La supertassa sulle sigarette elettroniche è incostituzionale. Lo ha stabilito la Consulta con una sentenza depositata oggi. I giudici spiegano come la discrezionalità tributaria incontri dei limiti: le tasse sulle sigarette trovano «giustificazione nel disfavore nei confronti di un bene riconosciuto come gravemente nocivo per la salute», ma «tale presupposto non è ravvisabile in relazione al commercio di prodotti contenenti “altre sostanze”» diverse dalla nicotina. Il ricorso era stato presentato dalle aziende di Anafe-Confindustria. L’imposta era al 58,5% del prezzo di vendita
La disposizione impugnata è stata introdotta dal decreto legge 76 del giugno 2013, che all’articolo 11 (comma 22) introduceva un nuovo articolo al testo unico delle accise del 1995, stabilendo che a decorrere dal 1° gennaio 2014 «i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispostivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo, sono assoggettati ad imposta di consumo nella misura pari al 58,5% del prezzo di vendita al pubblico». Disposizione, quest’ultima, poi modificata nel dicembre 2014. Il Tar ha inviato gli atti alla Consulta
La norma è stata prima impugnata di fronte al Tar, che ha sospeso il giudizio e inviato gli atti alla Consulta, che oggi si è pronunciata con la sentenza n. 83 di cui è relatore il giudice Giuliano Amato. La disciplina oggetto della sentenza «trova primaria giustificazione nell’esigenza fiscale, di recupero di un’entrata erariale − l’accisa sui tabacchi, con particolare riguardo alle sigarette − la quale ha subito una rilevante erosione, per effetto dell’affermazione sul mercato delle sigarette elettroniche». Ma «anche in materia tributaria – avverte la Corte -, il principio della discrezionalità e dell’insindacabilità delle opzioni legislative incontra il limite della manifesta irragionevolezza». Limite in questo caso varcato, perché la Corte ha ritenuto contrario all’articolo 3 della Costituzione e «del tutto irragionevole, l’estensione, operata dalla disposizione censurata, del regime amministrativo e tributario proprio dei tabacchi anche al commercio di liquidi aromatizzati e di dispositivi per il relativo consumo, i quali non possono essere considerati succedanei del tabacco».
Indeterminatezza della base imponibile
C’è poi un altro aspetto: «l’indeterminatezza della base imponibile e la mancata indicazione di specifici e vincolanti criteri direttivi, idonei ad indirizzare la discrezionalità amministrativa nella fase di attuazione della normativa primaria». La norma ‘bocciata’ «affida ad una valutazione, soggettiva ed empirica – la idoneità di prodotti non contenenti nicotina alla sostituzione dei tabacchi lavorati – l’individuazione della base imponibile e nemmeno offre elementi dai quali ricavare, anche in via indiretta, i criteri e i limiti volti a circoscrivere la discrezionalità amministrativa nella definizione del tributo. Né l’elasticità delle indicazioni legislative è accompagnata da forme procedurali partecipative, già indicate da questa Corte come possibile correttivo». E tutto ciò è in contrasto con l’articolo 23 della Costituzione.
Produttori: bene la Consulta, si cambi la legge
«Proviamo grande soddisfazione e senso di giustizia per la decisione della Corte Costituzionale che – dando ragione a due anni di battaglie in difesa delle sigarette elettroniche – ha confermato che la tassazione sulle e-cig è spropositata e peggiorativa nel contenuto e addirittura rispetto al livello di tassazione del tabacco», hanno commentato Massimiliano Mancini, presidente di Anafe -Confindustria, e Massimiliano Federici, presidente di Fiesel-Confesercenti, commentano la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l’imposta di consumo 2014 sulle sigarette elettroniche, a seguito del ricorso delle aziende di Anafe-Confindustria. «Speriamo – aggiungono Mancini e Federici – che questa sentenza ponga fine a quella che di fatto è stata una persecuzione perpetrata contro le e-cig, non interrotta nemmeno dalla legge attualmente vigente, che, nonostante rimanga al momento in vigore, ripropone alcuni degli stessi profili di incostituzionalità della precedente, come una nuova tassazione ancora più vessatoria a carico di aziende e negozi, e l’assurda equiparazione – attraverso un’improbabile e arbitraria equivalenza – ai prodotti del tabacco di vecchia (le sigarette) e nuova generazione (il cosiddetto «tabacco riscaldato»). Scelte che ancora una volta stanno causando danni alle aziende, perdita di posti di lavoro e un ulteriore buco nelle casse dello Stato. Speriamo di non dover ripetere ancora una volta “l’avevamo detto”». I due presidenti si attendono un confronto immediato con le Istituzioni «perché si possa arrivare a stabilire regole ben fatte e una tassazione bilanciata e sostenibile, a differenza della passata e dell’attuale che hanno consegnato il mercato italiano ad aziende e siti di e-commerce esteri».