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Un gesto esemplare, ma isolato!

000sergiomattSergio Mattarella ha applicato a tutto il personale del Quirinale la legge che prevede un tetto massimo di 240 mila euro ai dipendenti pubblici e lo ha fatto con un decreto presidenziale – firmato lo scorso 23 febbraio – che, naturalmente, vale anche per la sua retribuzione. La spending review di Mattarella di fatto rafforza l’azione del suo predecessore, Giorgio Napolitano, che aveva preso una serie di misure di bilancio che avevano portato a notevoli risparmi. Adesso il Capo dello Stato sta completando l’opera con decisione attraverso una serie di misure che passano dalla prossima apertura di gran parte dei saloni del Quirinale al pubblico ad una rigida regolamentazione dell’uso delle auto blu del Palazzo, fino all’introduzione del tetto per tutti, stretti Consiglieri compresi. L’operazione è stata resa possibile con il cambio di gestione avvenuto con le dimissioni di Napolitano.

In precedenza erano state garantite le erogazioni in corso. Con l’avvio della presidenza Mattarella è stato così introdotto «il divieto di cumulo delle retribuzioni con trattamenti pensionistici erogati da pubbliche amministrazioni». A precisare con chiarezza i contorni della decisione è intervenuta oggi una nota del Colle, insieme ad una precisazione del portavoce del presidente, Giovanni Grasso, inviata al quotidiano «il Giornale». «Il Presidente della Repubblica, il 27 febbraio scorso, ha disposto la riduzione dell’assegno a lui spettante per legge, in corrispondenza dell’ammontare del suo trattamento pensionistico», si legge nel comunicato del Quirinale. Grasso a sua volta replica a un articolo del «Giornale» proprio sul cumulo delle pensioni e spiega che l’unica pensione di Mattarella è quella di professore universitario.

Ma avendo Mattarella deciso di introdurre già da febbraio il divieto di cumulo tra stipendio e pensioni erogate da pubbliche amministrazioni, l’ammontare della sua pensione di professore verrà integralmente detratto dal suo stipendio da presidente della Repubblica. Bisogna ricordare che la legge che ha sancito il divieto di cumulo – previsto dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, art. 1, comma 489 – non era direttamente vincolante nei confronti degli organi costituzionali. Spetta cioè ad ogni amministrazione provvedere al recepimento o meno del dispositivo di legge. Napolitano, che pur era favorevole, si fermò in quanto si preferì attendere l’imminente fine del mandato senza toccare diritti acquisiti. La salita al Colle di Sergio Mattarella ha permesso questo ultimo passo che il presidente ha prontamente firmato a pochi giorni dalla sua elezione. Il Presidente della Repubblica, il 27 febbraio scorso, ha disposto la riduzione dell’assegno a lui spettante per legge, in corrispondenza dell’ammontare del suo trattamento pensionistico. «Con l’introduzione del divieto di cumulo nella presidenza della Repubblica – sottolinea il Quirinale – diversi Consiglieri del Capo dello Stato svolgono le loro funzioni senza alcun compenso, mentre per altri il compenso risulta fortemente ridotto. Il segretario generale, Ugo Zampetti (che prende una pensione come ex segretario generale della Camera ndr.), aveva già rinunciato autonomamente a ogni compenso al momento dell’ assunzione dell’incarico. Con lo stesso decreto il Presidente della Repubblica ha disposto l’applicazione, all’interno della Presidenza della Repubblica del tetto alle retribuzioni previsto dalla legge per i pubblici dipendenti, anch’esso non direttamente vincolante per gli organi costituzionali. Dai due provvedimenti deriva un consistente risparmio di risorse pubbliche».