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Massimo Rossi sulla strage di Capaci, 23.05.992

000mrossiIl 23 maggio 1992 è una data che ha segnato la mia vita in maniera indelebile. Ricordo ancora la notizia,

terribile, proveniente da una Sicilia che – grazie al lavoro straordinario di un pool di magistrati,

all’impegno e al sacrifico di tanti giornalisti, sindacalisti e politici – dopo decenni aveva iniziato a

scuotersi da un torpore bagnato dal sangue.

E c’era una società civile che intravedeva una svolta radicale, con una mafiosità fino a quel momento

imperante che iniziava a sgretolarsi, condanna dopo condanna.

Quel giorno di maggio le speranze di tanti di noi sembravano essersi spente lungo l’autostrada che da

Capaci porta a Palermo. Speranze spazzate via da una carica esplosiva che, oltre ad uccidere Giovanni

Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, sembrava aver messo la

parola fine ad un grande cambiamento in atto.

Invece, per reazione, da lì è iniziato un percorso straordinario, dentro le scuole e in ogni luogo pubblico,

dove cittadini consapevoli della stretta correlazione tra criminalità organizzata e settori pubblici collusi

hanno ricominciato a dire “basta!”.

Ecco, nonostante il dilagare di fenomeni corruttivi, nonostante il silenzio strumentale sulla metamorfosi

delle Mafie, nonostante il tentativo di ammorbidire norme e pene detentive, per me la strage di Capaci

come quella di Via D’Amelio (dove persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli agenti di scorta

Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), pur nella loro

drammaticità hanno rappresentato e rappresentano ancora un punto di partenza per ricostruire un tessuto

sociale più forte, dove il senso di collettività sappia prevalere sulle forme deviate di potere, sul

clientelismo e sullo sradicamento dei diritti.

E le istituzioni, a partire da un Comune come quello di Fermo, hanno il dovere di impegnarsi affinché

tutti, nessuno escluso, riescano a comprendere la portata di tali eventi e a dare, concretamente, il

proprio contributo per debellare ogni rivolo di criminalità e corruzione, per costruire una società migliore.

Massimo Rossi

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