La scia di sangue non ha fine……
Ha scelto l’ufficio della sua azienda, a Lariano, ai Castelli Romani, per farla finita. Azienda trasferita da Roma da appena due anni, la Siet srl, un’attività di vendita e installazione di impianti elettrici industriali che era in crisi. E il suo proprietario non ha retto al fallimento del lavoro di una vita. Così Claudio Di Vincenzo, 43 anni, si è sparato un colpo alla testa con una pistola calibro 6.35, regolamentate detenuta. Ricoverato all’ospedale San Camillo nella Capitale, ora lotta tra la vita e la morte.
A trovarlo seduto alla sua scrivania alle 8.30 di mattina è stata la sua segretaria che ha subito allertato i soccorsi. All’arrivo dei carabinieri e del personale del 118 di Velletri, Claudio respirava ancora. La corsa disperata al pronto soccorso del “Paolo Colombo” di Velletri, poi la decisione dei medici di trasportarlo con l’eliambualanza a Roma: tutte disposizioni prese in modo rapido, ma purtroppo Claudio non ha mai ripreso conoscenza.
Adesso è ricoverato in terapia intensiva e per lui la prognosi non è positiva. L’azienda di Lariano è rimasta chiusa, mentre il pm incaricato delle indagini, Giovanni Taglialatela, insieme ai carabinieri, ha ascoltato i dipendenti dell’imprenditore. E la pista di un tentato suicidio per colpa della crisi economica che stava attraversando, è diventata sempre più concreta.
Originario di Roma, Di Vincenzo, dopo la separazione dalla sua prima moglie da cui ha avuto una figlia, si era trasferito a Lariano per amore della sua nuova compagna Rina, che aspetta il loro primo figlio.
I PROBLEMI Dei problemi che stava attraversando la sua azienda Claudio ne aveva parlato anche con i suoi otto dipendenti. Molte ditte che avevano comprato dalla Siet srl non erano più in grado di pagare i lavori e così l’imprenditore si era trovato senza liquidità. Una situazione che si trascinava da troppo tempo e che, a detta di alcuni suoi dipendenti, gli avrebbe impedito di pagare gli stipendi nel prossimo futuro.
Così a poco più di un mese dal suo compleanno, deve avere deciso di porre fine alla sua vita, lì nello stesso posto dove passava molte ore della sua giornata, nel suo ufficio dove aveva costruito un’ attività dal nulla, dando lavoro a 8 persone. «Era una persona educata e tranquilla – commenta una vicina che vive nei pressi dell’azienda – Ha comprato il capannone per la sua attività dal cugino di mio marito, appena due anni fa. Sia lui che la compagna sono sempre stati gentili e attenti a non dare fastidio nel vicinato».