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Medioevo Italia

000caporalatoMedioevo Italia, non appaia esagerato un titolo che accomuna tutto il Paese, nel 2015, per le peggiori pratiche di caporalato, da nord a sud. Si perché neppure il nord, il Piemonte delle Langhe, come svela un reportage di “Repubblica” è alieno alle pratiche di utilizzo di manodopera  a bassissimo costo. Il caso è scoppiato dopo la morte della bracciate nel territorio di Andria dove insieme ad altri “disgraziati” per 3 euro l’ora raccoglieva pomodori. La paga è la stessa delle due donne svenute in vigna nelle Langhe. La piaga del caporalato, magari mascherato da qualche cooperativa che gestisce sia manodopera in regola, quanto presta lavoratori sottopagati, in particolare stranieri, macedoni per lo più. Oggi il Ministro dell’Agricoltura Martina si indigna, ma verrebbe da chiedergli dove sia stato fino ad ora e se un ministro dell’Agricoltura può permettersi di non conoscere un fenomeno endemico, quanto odioso come quello dello sfruttamento della manodopera a basso prezzo per oltre 10 ore al giorno. E non vale la giustificazione che quest’anno il pomodoro è rifiutato da molti commercianti ed il prezzo è considerato non remunerativo, la pratica è diffusa anche in Piemonte dove un vino può arrivare a costare anche 200 euro a bottiglia. E’ la disonestà e l’avidità dei produttori, di alcuni almeno, mista all’azione della malavita che genera un fenomeno mai contrastato con decisone. Ci chiediamo infatti dove siano in questi territori i controlli in altre parti del Paese asfissianti, tanto da far chiudere decine di imprese edili, solo per fare un esempio. Dov’è il Corpo Forestale dello Stato che puree fino all’accorpamento dipende dal Ministero dell’Agricoltura, l’Ispettorato del lavoro inflessibile con tanti piccoli artigiani portati alla chiusura delle loro attività, o la Guardia di Finanza, ognuno di questi corpi, così come i Carabinieri avrebbero mille ed una ragione per intervenire e non ci dicano che non sanno cosa accade nel loro territorio? Allora per quale arcano motivo tutto ciò continua e si sviluppa di anno in anno richiamando sempre più folte schiere di lavoratori, immigrati e clandestini. Basta dare uno sguardo al territorio intorno a San Severo, percorrere la strada che dal casello autostradale porta alla statale per imbattersi in decine di casupole abitate da immigrati dediti al lavoro stagionale nei campi, sottopagati, privi delle più elementari norme igieniche, privi di assistenza, in mano solo alle esigenze temporanee del caporale.

r.an