Gaffe continua sui numeri del lavoro!
Cosa deve ancora accadere affinché si metta mano alla compagine governativa con un ampio e coerente rimpasto in grado di coinvolgere soggetti capaci, con idee e programmi chiari e condivisibili. E’ di ieri l’ennesima gaffe del Ministro Poletti, ministro del lavoro, sui dati relativi all’andamento dell’occupazione. Una storia che va avanti da gennaio, con continui annunci di ottimistici risultati sul fronte dell’occupazione con nuovi contratti, e successive smentite a stretto giro di posta da parte di INPS, ISTAT o dello stesso Ministero. Così è successo ieri, dopo l’annuncio di 630.585 contratti a tempo indeterminato, quale risultato del saldo tra le attivazioni e le cessazioni, il ministero del lavoro è dovuto correre ai ripari rettificando la cifra in appena 327.758, praticamente la metà. Inoltre occorre sottolineare come nella maggior parte dei casi i numeri sottintendono semplici trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato con influenza zero sull’occupazione. Da qui le critiche al Jobs Act, alla sua parziale inefficacia e c’è da aggiungere a tal proposito il rinvio della presentazione dei decreti collegati al Jobs Act prevista per le prossime ore e rinviata sine die. Segno evidente di “incomprensioni” per essere teneri all’interno della maggioranza, ma soprattutto dell’esecutivo. Il premier sta prendendo atto dell’inefficacia di alcuni provvedimenti e dell’inadeguatezza di alcuni membri del suo esecutivo. Ritornando alla sequela di errori in materia di dati sul lavoro la correzione più pesante riguarda il dato sulle cessazioni, quello effettivo è di 4 milioni e 14367, in luogo di quello comunicato errato di 2 milioni e 622.171. Sono anche sbagliati i dati sulle attivazioni 5 milioni e 150.539, contro i 4 milioni e 954.024 della prima comunicazione. Come vedete dati non insignificanti, responsabili che non si trovano, giustificazioni risibili, “i dati su attivazioni e cessazioni erano riferiti al totale delle attività, escluso lavoro domestico e pubblica amministrazione, il calcolo dei diversi componenti ha prodotto valori inesatti”. Incredibile ma vero! La pezza è peggiore del buco. La sintesi è presto fatta, i dati comunicati in questi mesi sono stati sempre soggetti a correzione, gli scarsi segni più nella crescita dei contratti sono addebitabili nella maggior parte dei casi a sostituzione di contratti già esistenti. Appare evidente la parziale inefficacia del Jobs Act dove il combinato disposto tra decontribuzione e nuovo contratto a tutele crescenti del Jobs Act sta interessando in modo particolare i lavoratori che hanno contratti a termine o collaborazioni più o meno regolari. Può anche essere un risultato “parzialmente” positivo, se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno, ma sicuramente al disotto delle aspettative e delle enfatiche aspettative del Ministro Poletti, costretto sempre ieri a fare marcia indietro dopo l’annuncio della presentazione dei quattro decreti attuativi del Jobs Act. Aggiungiamoci il fatto che lo sgravio contributivo scadrà a fine anno (varrebbe per tre anni, ma solo per le assunzioni effettuate entro il 31.12.2015) e quindi si pone il problema di come avere una continuità ed una efficacia del provvedimento dopo quella data, appare improbabile una proroga del regime del 33% visti e il Ministro e sempre più nel pallone, viste anche le dichiarazioni sulle flessibilità pensionistica. Decisamente un personaggio inadeguato al ruolo e visti i trascorsi e le vicende delle coop associate alla lega, tra commistioni con Mafia capitale, camorra, commissariamenti e default vari è sempre più opportuno e necessario un avvicendamento, in compagnia del titolare dell’Agricolture, dell’Interno e financo del sottosegretario alla Presidenza del consiglio de vincenti per i “consigli” sulla vicenda di Tirreno Power. Proprio un gran brutto momento e una brutta gatta da pelare per il premier, che alza cortine fumogene sulle tasse e sui conflitti ideologici, che solo lui ha storicamente rilevato.
r.an