Bianconi ex dg Banca Marche a giudizio
ANCONA – Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche, comparirà davanti al Gup del tribunale di Ancona il primo marzo. La Procura di Ancona ne ha infatti chiesto il rinvio a giudizio insieme all’imprenditore Vittorio Casale e a Davide Degennaro, presidente di Interporto Puglia, indagati per corruzione tra privati. Si tratta di uno stralcio dell’inchiesta sul buco miliardario di Banca Marche.
Con l’avviso di chiusura indagini la Finanza aveva contestualmente sequestrato beni per 15 milioni di euro riconducibili ai tre indagati: venti conti correnti, quote di società, due abitazioni a Bologna, una a Parma e due a Roma, tra cui una palazzina in via Archimede, ai Parioli, intestata a una società riconducibile a familiari di Bianconi.
L’indagine ‘madre’, di cui si attende la chiusura, avviata nel 2013, coinvolge 37 indagati – uno deceduto – tra ex amministratori di Bm e di Medioleasing, componenti del vecchio Cda e imprenditori, accusati a vario titolo di reati che vanno dall’appropriazione indebita alla corruzione tra privati, falso in bilancio e in prospetto, false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza. In 12 devono rispondere di associazione per delinquere.
Due i fatti per cui si è giunti alla chiusura di questo stralcio e ai provvedimenti cautelari di sequestro eseguiti nell’ottobre scorso dalla Guardia di finanza su delega del procuratore Elisabetta Melotti e dei pm Serena Bizzarri, Andrea Laurino e Marco Pucilli. Il primo, che avrebbe causato a Bm un danno da 4,6 milioni di euro, riguarda il presunto ‘prezzò pagato a Bianconi per la concessione di linee di credito in mancanza di condizioni da Casale: di fatto lo strumento sarebbe stato il palazzo ai Parioli, già proprietà di una società riconducibile a Casale, acquisito da una ditta riconducibile a Bianconi con un mutuo di 310 mila euro più leggero rispetto al canone di locazione pagato allo stesso ex dg da un’altra società riconducibile sempre all’imprenditore per utilizzare l’immobile. Degennaro, sempre cliente di BM e presunto beneficiario di aperture di credito molto ‘agevolate’, sarebbe subentrato dopo l’arresto di Casale nel 2011 in relazione a una vicenda del tutto distinta da BM, per continuare a far avere a Bianconi il ‘prezzo’ della corruzione tra privati con un’operazione simulata di acquisto dello stesso immobile. In questo secondo caso, il danno che gli inquirenti ipotizzano per Bm sarebbe stato di 10,3 milioni di euro.