Renzi non aumenta le tasse, ci pensano le Regioni a stangarci
Il Governo Renzi si era prefisso tra l’altro di abbassare le tasse agli italiani e alle imprese. Se qualche novità sul fronte delle imprese potrà essere registrata con il taglio dell’Ires, sul fronte dei cittadini c’è poco da stare allegri. La cancellazione dell’Imu ha avuto e avrà come conseguenza un aumento dei tributi locali, le famigerate addizionali. Basti pensare soltanto agli ultimi venti anni e all’incremento mostruoso del 248% per capire come sia precipitato il potere d’acquisto degli italiani e la loro capacità di risparmio. La pressione fiscale è giunta al livello del 43,7% incrementata sostanzialmente dalla crescita dei tributi locali, crescita non accompagnata da una analoga crescita dell’offerta dei servizi, via via destinati ad assottigliarsi. Il dato preoccupante è rappresentato dall’incidenza percentuale della fiscalità locale sul Pil, passata dal 3% al 6,3% dal 1995 ad oggi, con l’aumento dell’autonomia impositiva da parte degli Enti Locali. Occorre inoltre evidenziare le enormi disparità di trattamento tra gli stessi cittadini a seconda della loro residenza , per cui se si abita e lavora in alcune regioni del nord o nord est si ha un livello più basso di tassazione e una qualità dei servizi più elevata, mentre se si è cittadini del Lazio, Campania o Molise il livello di tassazione è incredibilmente più elevato con un più basso standard di servizi. Per quest’anno già alcune regioni hanno mosso le loro aliquote, ben sette per la precisione e quindi si attende una ulteriore stangata, ma Renzi potrà dire che il governo centrale le tasse non le ha toccate, ci pensano gli altri a stangare i cittadini, anche se per la maggior parte sono dello stesso colore politico.
ARES