Comunarie, Primarie, Gazebarie………..
Al principio furono le primarie, mutuate dall’abitudine politica dei partiti americani di affidarsi a questo strumento per scegliere il candidato Presidente degli Stati Uniti. Non sempre i prodotti di importazione funzionano e spesso la loro natura viene modificata dai comportamenti, vizi, attitudini, difetti del paese protagonista. Così l’importazione delle primarie in Italia, intento lodevole fin quando sono rimasti in vita i partiti organizzati, è stato un fenomeno tutto sommato positivo, anche se non immune da certe caratterizzazioni negative, ma con la “scomparsa” dei partiti o quanto meno con l’allentamento dei vincoli e l’ascesa dei gruppi di potere, delle cordate, l’avvento del leaderismo spinto, le primarie sono diventate se non proprio un incubo, certo un fenomeno critico, a tratti disastroso.
Mancando una reale regolamentazione ogni forza politica stabilisce di volta in volta quali soggetti possono esprimersi in queste competizioni. Accadono così fenomeni di “inquinamento”, ripetizioni a raffica dei voti, comunità etniche in grado di influenzare sensibilmente il risultato, capi corrente o depositari di pacchetti di voti in grado di convogliare ai seggi una parte consistente dei propri elettori a favore ora dell’uno ora dell’altro candidato. Il risultato finale è sempre favorevole al soggetto maggiormente in grado di stringere alleanze anche trasversali o di “piacere” maggiormente anche ai sui avversari politici. L’effetto di queste consultazioni, almeno nelle ultime espressioni è straniante. Sala a Milano candidato di quello che fu il centro sinistra raccoglie consensi trasversali e per lui si esprimono favorevolmente numerosi esponenti della comunità cinese, dedita principalmente ad attività economiche e commerciali e quindi non più insensibile agli equilibri politico amministrativi di Milano. A Napoli Bassolino già Sindaco della città, già governatore della Campania pensava di vincere facile, ma alcuni suoi ex alleati, oggi sul fronte opposto, vista l’aria che tira, tirano la volata alla sua avversaria Valente e non disdegnano, in puro stile Laurino di offrire gli euro necessari per l’offerta al seggio. Lo strumento sicuramente utile non funziona. Non funziona per l’assenza di regole e per l’assenza dei partiti in quanto espressione della società e soggetti deputati a mediare e ad offrire gli strumenti giusti per il necessario ricambio politico amministrativo. Nei fatti la selezione della classe dirigente non si può fare con le primarie con questo sistema elettorale, dove le scelte dei candidati sono demandate ai capi delle forze politiche, che non fanno politica, ma mera gestione del potere.
Con le primarie convivono le Comunarie , uno strumento in uso nel Movimento 5 Stelle per la scelta dei candidati alle elezioni comunali. Le Comunarie hanno una gestione via web e per questo sono nei fatti riservate ad un segmento di elettori con una discreta alfabetizzazione informatica. I dubbi maggiori riguardano la gestione del processo, il numero dei partecipanti, la necessità di registrarsi e quindi di utilizzare un canale particolare, che ne fa uno fenomeno piuttosto riduttivo e selettivo. In pratica tutto avviene all’interno della “comunità” politica e questo non sarebbe poi un gran male, ma in tempi di disaffezione politica spinta non è detto che siano sempre i migliori ad essere scelti, così come neppure in questo caso è possibile controllare l’attività di “spinta” dei supporter dell’uno o dell’altro candidato, se si hanno a disposizione gli strumenti giusti per incidere sulla rete.
Al fine vennero le Gazebarie, una trovata dell’ex Cavaliere per validare la candidatura di Bertolaso a Sindaco di Roma. Qui siamo alla fase estrema del fenomeno. Il candidato viene scelto all’interno di un ristretto circolo di presunti capi partito e ne viene richiesto il gradimento ai cittadini con una scheda dove si possono tra l’altro indicare le priorità per la città. Ecco il vero nodo, presente peraltro anche nelle tipologie precedenti. Le primarie, quelle vere sono si una scelta di un candidato piuttosto che un altro, ma è e dovrebbe essere in particolare la scelta di un programma politico o amministrativo, mentre nel nostro Paese si trasforma ben presto nell’investitura di un leader, per il quale il programma passa in secondo piano.
Alle Gazebarie possono votare tutti, documenti alla mano, ma se il gestore del gazebo non è così inflessibile si vota anche senza documento, occorre arrivare ad una certa soglia di votanti per avere un minimo di legittimazione, poco importa che il candidato, unico in lizza abbia dei processi in corso, cosa che in altri paesi non avrebbe neppure consentito di proporgli la candidatura, da noi già si prefigura l’assoluzione o in subordine la prescrizione e la morale è salva.
Sparigliate le forze politiche tra incapacità e scandali, oramai ricorrenti e giornalieri, occorre far girare la giostra, distrarre i cittadini dai problemi reali, le tasse, la criminalità, l’assenza di lavoro, l’economia che non riparte, la benzina che risale non appena il petrolio si rivaluta, così chi può e vuole, continua a fare l’interesse di parte invece che l’interesse generale.
Ares