Le primarie del Pd never ending story
Il voto di scambio è un fenomeno che, nell’ambito della politica, si riferisce all’azione di candidato il quale, in
cambio di favori leciti o illeciti, prometta ad un elettore di ricambiare il voto da parte di quest’ultimo con un
tornaconto personale, o con una promessa dello stesso. È praticato talvolta da organizzazioni criminali,
spesso di tipo mafioso, d’intesa con gruppi politici: questa fattispecie nell’ordinamento italiano definisce il
reato di scambio elettorale politico-mafioso.
[Wikipedia]
“Altri due euro per esercitare un mio diritto? No grazie, i due euro mi servono per comprare il pane”. Questa
è stata l’orgogliosa presa di posizione, finalmente una cosa di sinistra, di Giuseppe Franciosi, 49 anni,
candidato nelle fila del Partito Democratico alle scorse elezioni amministrative che si è rifiutato di votare
alle primarie per eleggere il segretario regionale del partito a fronte della richiesta di 2 euro. Agli
esterrefatti esponenti del Partito Democratico di Imperia del circolo di via San Maurizio non è rimasto altro
da fare che negargli la possibilità di votare. Purtroppo per il bravo cittadino non era a Napoli a votare,
altrimenti avrebbe trovato sicuramente un solerte funzionario del partito che gli avrebbe finanziato il diritto
di voto.
Scenario numero 1: elezioni politiche, candidato o suoi sodali offrono soldi ad elettori per votare, se
scoperti gli stessi vengono perseguiti penalmente rientrando la fattispecie nel reato secondo l’art. 86 del
DPR n. 570 del 1960 con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Scenario numero 2: elezioni primarie del PD, candidato o suoi sodali come il capogruppo Pd alla sesta
municipalità Gennaro Cierro ed il consigliere comunale Antonio Borriello, offrono soldi ad elettori per
votare, vengono scoperti e non succede assolutamente niente. La candidata Valeria Valente viene
proclamata vincitrice senza che tutto questo venga ritenuto rilevante, anzi la pratica non viene nemmeno
presa in esame, non perché non sia accaduta, ma in quanto il reclamo del concorrente Bassolino è stato
presentato oltre le 24 ore previste.
“Se c’è qualcosa da accertare spero sia fatto subito, innanzitutto dal Partito Democratico e se necessario
anche dalla magistratura”, ha detto Roberto Giachetti ospite a “Otto e Mezzo” su La7. Una dichiarazione
che può suscitare solo ilarità, come messo in luce anche dal magistrato anti-corruzione Cantone proprio su
La7, e come noto a tutti, le primarie sono episodi di ambito privatistico e non soggetti a controlli di legge,
per cui la magistratura in questo caso che ci azzecca caro Giachetti?
Ma le comiche non finiscono mai nel PD di Renzi, l’ostinato Bassolino, uno di quei politici di una volta, che
prima di rinunciare ad una poltrona si battono con le unghie e con i denti, presenta un secondo ricorso per
annullare il voto nei 5 seggi dove le prove video di Fanpage.it sono inoppugnabili. Questo viene respinto
con una motivazione che lascia sconsolati: “Per la commissione per le primarie non c’è stata nessuna
segnalazione da parte dei rappresentanti dei candidati nei verbali ufficiali. In mancanza di contestazioni,
dunque, non si può accettare il ricorso. Il presidente della commissione Iacone ha spiegato: «Non ci sono
stati brogli e questo, fra l’altro, non veniva contestato nel ricorso».”. Il buon Iacone pretendeva forse che i
relatori dei verbali si accorgessero, non si sa in quale maniera, di quanto accadeva all’esterno, ha rinnegato
le prove tv che oramai sono entrate anche nel calcio, e quindi palla al centro e tutti a casa, viva la Valente e
viva Renzi.
Adesso Bassolino minaccia il ricorso ai Garanti nazionale del PD, never ending story….
MAURIZIO DONINI