Assunzioni in picchiata dopo la fine dell’effetto sgravi
Crollano le assunzioni. Febbraio conferma la frenata già registrata a gennaio. Secondo l’Osservatore sul precariato dell’Inps nei primi due mesi di quest’anno i nuovi rapporti di lavoro subordinato sono stati 782.420, oltre 138.000 in meno rispetto a quanto avvenuto nello stesso periodo del 2015 e di meno anche rispetto a gennaio-febbraio 2014 quando furono 856.779. Sono diminuite sia le assunzioni a tempo indeterminato (-33%,5%), sia quelle a termine (-5,8%), sia le stabilizzazioni dei rapporti a termine (-14,7%). Bene solo le assunzioni in apprendistato (+4,5%) e le stabilizzazioni di apprendisti in tempo indeterminato (+23,9%), ma in entrambi i casi i numeri assoluti sono piccoli.
Il saldo tra assunzioni e cessazioni resta comunque positivo, ma nettamente inferiore rispetto a quanto accaduto negli ultimi due anni. Preoccupante soprattutto il trend delle assunzioni a tempo indeterminato che in tutto il 2015 avevano fatto registrare un boom come effetto della decontribuzione. Anche in questo caso il saldo tra assunzioni (comprese le stabilizzazioni di contratti a termine e apprendistato) e cessazioni resta positivo, ma si assottiglia sempre più: nei primi due mesi di quest’anno si ferma da appena 37.113, il 74% in meno di quello dello stesso periodo dello scorso anno (143.164). È evidente – anche l’Inps lo ricorda – che il dato risente della riduzione dello sconto sui contributi, che dal 100% per tre anni per quelle fatte nel 2015 è passato al 40% per due anni per quelle fatte quest’anno. Il governo minimizza: il dato era atteso e prevedibile, visto che a dicembre (ultimo mese con la decontribuzione piena) c’era stato un picco anomalo di assunzioni, 4 volte più della media dell’anno.
È vero, ma solo in parte. Il risultato dei primi due mesi di quest’anno è inferiore, infatti, anche a quello del corrispondente periodo del 2014, quando il saldo fu 87.180, più del doppio rispetto a quello attuale. E nel 2014 lo sconto sui contributi non c’era. È chiaro che la ripresa più lenta del previsto sta producendo i suoi effetti negativi sulla fiducia delle imprese. E neanche la maggiore flessibilità sul mercato del lavoro introdotto con il Jobs act (in pratica l’abolizione delle tutele dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori dai licenziamenti senza giusta causa) riesce a predominare sul timore di un rallentamento più vistoso della ripresa.
Si spiega così anche l’altro dato preoccupante: il boom dei voucher, che i sindacati considerano quanto di più precario ci sia attualmente sul mercato del lavoro. Nei primi due mesi del 2016 ne sono stati venduti 19,6 milioni, il 45,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2015 (13,5 milioni), una volta e mezzo in più rispetto al 2014 (meno di 8 milioni).
A febbraio complessivamente le assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) sono risultate 341.000, con un calo di 48.000 unità (-12%) sul febbraio 2015; a gennaio il calo era risultato del 17%. Quelle a tempo indeterminato sono calate nel solo mese di febbraio del 33% (-46.000) rispetto allo stesso mese del 2015 (a gennaio la contrazione su base annua era stata del 34%).
Giusy Franzese