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Unioncamere un epilogo scontato!

UnioncamereQualche giorno addietro vi avevamo proposto l’articolo che troverete alla fine di quello attuale e traeva spunto da un comunicato di Unioncamere Marche, che con una certa enfasi annunciava un convegno, anzi a detta loro un “laboratorio” per mettere a fuoco il nuovo modello di sviluppo delle Marche. Non ci piace essere critici o ipercritici, vorremmo solo spingere che ci legge a duna riflessione e avviarli alla conoscenza di meccanismi e protagonisti spesso non così facilmente classificabili. Ebbene il nostro scetticismo era dettato da alcuni elementi insiti già negli atti preparatori del convegno, ma soprattutto nella consapevolezza che un “laboratorio” di idee, degno di questo nome non può esaurire il suo lavoro in una giornata di lavori. Prendere atto della chiusura di migliaia di aziende è un fatto inconfutabile, ma allora dov’erano questi luminari dell’economia marchigiana quando era necessario arginare i fenomeni di depauperamento del nostro sistema produttivo? Le analisi a posteriori servono a poco senza idee chiare e progetti concreti, che non appaiono essere stati discussi al convegno laboratorio dove sono state rieditate vecchie ricette, ingredienti oramai scaduti, senza i necessari approfondimenti delle dinamiche fiscali queste si deleterie per le nostre aziende. Così come no sono stati affrontati i temi centrali del rilancio dell’economia marchigiana, l’Agricoltura, il Turismo, i Giacimenti Culturali, il Credito, l’Artigianato quello vero, cuore pulsante di questa Regione.  Da questi elementi, coniugati con adeguate politiche formative, quelle vere ed efficaci può passare il recupero di una parte della competitività della nostra terra e delle aziende che sono sopravvissute e di quelle che verranno. A che serve riempirsi la bocca del solito “Made in Italy”, con riferimento pensiamo al solito settore calzaturiero, o ai cappelli, quando è dimostrato come l’economia, non solo italiana si muove in direzioni più complesse, dove hanno sempre più peso le aziende tecnologiche, legate alle applicazioni web o internet, prive quasi di sedi fisse o riferimenti territoriali. Come si pensa di aiutare l’Agricoltura marchigiana, i suoi prodotti d’eccellenza quando la Grande Distribuzione Organizzata, le società di intermediazione dei prodotti agricoli, i trader privati, le norme europee, lavorano per renderla marginale e priva di riscontri economici? Da dove passa lo sviluppo turistico privo delle necessarie strutture ricettive adeguate alle crescenti esigenze della clientela? Quanti Comuni hanno fatto rete per attirare visitatori nei loro giacimenti culturali, con i loro paesaggi da cartolina o con la loro offerta enogastronomica? E il credito in quale direzione va? Di tutto questo non si è discusso al convegno laboratorio, scontato e fuori tempo, dove tra l’altro era stato invitato e sarebbe stato l’ospite d’onore in grado di impreziosire l’appuntamento, Ivan Lobello, Vice presidente di Confindustria, raggiunto proprio in quelle ore da un avviso di garanzia. Di sicuro un triste epilogo per un evento costato comunque non poco alle tasche delle imprese iscritte alle Camere di Commercio e purtroppo di nessuna utilità pratica, come le stesse Camere di Commercio. Dovrebbero essere accorpate, ridotte le Presidenze e magari se la politica lo vorrà, mettere a dirigerle qualcuno che possa vantare un qualche curricula di valore. Forse è solo un auspicio!

ARES

 

Unioncamere, un laboratorio per non morire!

 

Quando non si ha più uno scopo sociale, la fine incombe, è il momento dei convegni, delle giornate di studio, anzi, dei “laboratori di riflessione”. E’ “l’idea” lanciata da Unioncamere per studiare la crisi economica degli ultimi anni nelle Marche. Il convegno dal titolo ampolloso “Quale nuovo modello di sviluppo socio-economico per la Regione Marche”, organizzato da Unioncamere e dall’Università Politecnica delle Marche per il prossimo 16 Aprile vorrebbe dare una risposta al fenomeno di desertificazione dell’imprenditoria marchigiana dove sono scomparse 7.872 aziende. A parte il fatto che con i convegni e le passerelle non si sono mai risolti i problemi dello sviluppo, né con gli interventi più o meno illuminati di ricercatori e presidenti delle varie Camere di Commercio sempre meno determinanti pe rlo sviluppo del territorio. Troppo inclini ad un apolitica promozionale verso i soliti noti, troppo inclini al presenzialismo spinto, a gare ciclistiche, come a presentazione di manifestazioni fieristiche di debole impatto sull’economia. Si indice un convegno per analizzare dati che tutti conoscono, per guardare in faccia una realtà nota a tutti, ma la ricetta dov’è? Dovrebbe uscire da questo appuntamento al quale partecipa come cameo Lo Bello Presidente di Unioncamere. E’ proprio l’occasione per dire “siamo ancora vivi”, magari  quelli ai quali rivolgiamo i nostri “servizi”, nella maggior parte dei casi non ci sono più, ma noi resistiamo, ci sono ancora tanti buffet da spazzolare!

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