Soft skills e il segreto del successo
Aldilà dei temi oggettivi che ne sono la causa scatenante, la vicenda della politica austriaca in tema di
immigrazione, l’affaire Brennero potremmo chiamarlo, evidenzia quello che pare un luogo comune nella
società politica, ma non solo, europea e mondiale, la mancanza di personalità. L’ossessione d’oltralpe di
erigere barriere a difesa dei confini non è certo data da una reale paura di invasione da parte di qualche
migliaio di disperati, ma dal voler rincorrere le frange estreme dell’elettorato che nel clima surriscaldato dal
revanscismo nazionalista che porta i voti alle estremità.
Quanto fu criticata dal proprio partito la cancelliera Merkel quando andò testardamente avanti con la sua
politica di accoglienza anche a rischio di perdere i voti dei cittadini impauriti dalla ventilata immigrant
invasion. Eppure è rimasta convinta, diritta nella sua politica, attenta ad ascoltare, ma senza perdere il
timone, così come sulla stessa simbologia vengono messi i due estremi, Obama e Putin. Deciso il primo
nelle sue linee guida in materia di assistenza sanitaria, così come di apertura verso storici ‘nemici’, vedi
Cuba. Altrettanto Putin, che quando il mondo occidentale pensava di averlo messo in un angolo con le
sanzioni e provocando il crollo del prezzo del petrolio, prima fonte di introiti per la Russia, si è rivolto alla
Siria facendo quello che i pavidi europei continuavano a rimandare ed evitare, intervenire in forze e
direttamente. Palmyra liberata è diventata il simbolo della politica putiniana, chi può alzare la voce contro
chi ha salvato un bene dell’umanità da poche centinaia di pseudo-terroristi che le potenze europee
continuavano a combattere solo sui tg? Ed è tornato attore principe sullo scenario costringendo anche gli
altri ad adeguarsi al nuovo modo di fare politica per non restare tagliati fuori dai giochi, una lezione che
pare stia servendo nel caso libico, dove l’intervento russo è rimandato, ma non scongiurato in assenza di
fatti concreti di sostegno al governo Sarraj.
Scegliere un obiettivo alla nostra portata, perseguire il bersaglio con ferrea determinazione, pronti a
soffrire per arrivare al traguardo, ma poiché non sempre le scelte del successo dipendono solo da noi,
attenti anche a modificare i piani in corsa se necessario. Essere forti, ma non arroganti; gentili, ma non
deboli; coraggiosi, ma umili, che non vuol dire essere deboli; orgogliosi e convinti del proprio valore;
spiritosi, ma non sciocchi, inutile sproloquiare di niente quando si ha qualcosa da dire.
Esporre le proprie idee se si è convinti della loro fondatezza, anche se divergenti da quelle del capo, ma una
volta effettuata la scelta si deve perseguire il target definito tutti assieme, remando nella stessa direzione.
Essere assertivi, il che vuol dire avere equilibrio, fare problem solving, comunicare in maniera efficace, con
sensibilità e coraggio. Due esempi vengono portati sempre in primo piano come personalità
rappresentative della soft skills, Gandhi e Monnet, illuminati che con caparbietà procedevano nelle loro
idee. Monnet evitava di prendersene perfino i meriti, incentivando addirittura i capi a pensare che i meriti
sarebbero andati a loro pur di ottenere quanto si prefiggeva, il classico esempio dell’uomo ombra che
comanda senza apparire, con l’infinito merito di circondarsi di uomini di grande valore e fidati. Sembra
facile, ma se il segreto del successo alberga in quanto esposto, molto più arduo e mettere in pratica tutte le
indicazioni descritte, good night & good luck.
MAURIZIO DONINI