Boot on the ground – fra politica ed ipocrisia
La strage di Dacca è solo l’ennesima, non è la prima nella storia dell’umanità e non sarà l’ultima purtroppo.
Nell’era di big data il fattore umano così splendidamente descritto da Zygmunt Bauman nelle sue analisi
della società liquida rimane preponderante. E questo vale tanto più nell’ipocrisia imperante che domina il
mondo di questi decenni, che il Bangladesh sia uno dei paesi più a rischio da l punto di vista del terrorismo
estremista islamico è risaputo, ma sapientemente oscurato nel contesto di interessi superiori.
L’ipocrisia che farà sì che nessuno adirà a campagne del tipo “Je suis Bangladesh” o metterà la bandiera di
questo lontano paese sul proprio profilo Facebook, la Francia e Parigi sono il centro della moda, Dacca solo
dello sfruttamento e della globalizzazione. Molti sociologi e studiosi affermano che tutto è già stato
inventato, difficile dargli torto, oggi è l’Isis, ieri era l’IRA o i paesi baschi, o andando indietro potremmo
mietere a piene mani nel campo delle guerre di religione. La religione da sempre è al centro di scontri e
morti, ciò che dovrebbe unire divide, quello che declama pace e tolleranza semina morte e distruzione. Il
credo portato in punta di lancia dai colonizzatori dei secoli passati ha lasciato strascichi e lapidi ovunque nel
mondo, i templi sono crollati, i cimiteri sono rimasti.
Una ipocrisia che permea ogni ambito della politica e delle azioni del mondo occidentale, accettiamo di
bombardare tranquillamente terroristi ed ospedali dal cielo, perché le bombe sono intelligenti, ma gli
uomini no, ma non prendiamo in considerazione quello che gli esperti militari affermano da sempre, “boot
on the ground”, devi mettere gli scarponi per terra, da sempre le guerre le vincono le fanterie.
Ma un morto civile per una bomba sbagliata suscita indignazione lo spazio dell’articolo di giornale, dal
mattino alla sera, un morto del proprio paese sul terreno fa perdere le elezioni, meglio devastare l’ospedale
di Medici Senza Frontiere che perdere un soldato sul terreno per battere il nemico. Non casualmente l’Isis
ha iniziato a perdere terreno, ed in maniera consistente quando Putin, un dittatore che dovendo tenere in
poca considerazione l’approvazione degli elettori e paladino della real politik, ha inviato le sue truppe sul
suolo siriano. Meno dichiarato, ma smentito a mezza voce, il seguente arrivo di reparti anglo-americani,
mentre i media occidentali continuavano a piangere lacrime di coccodrillo sugli scempi di Palmyra, lo zar
russo dagli occhi di ghiaccio non si poneva problemi a risolvere il problema nel solco descritto dai generali a
stelle e strisce.
Intanto ad ogni nuovo attentato i nostri esimi governanti, Renzi in testa, ne approfittano per presentarsi in
tv con dichiarazioni scritte in maniera tale da chiedersi se a Palazzo Chigi abbiano assunto Walt Disney
come ghost writer. Toni roboanti, espressioni colorate piene di orgoglio nazionale, “non ci lasceremo
intimidire” declama l’ex-sindaco di Firenze, no intimidire no, uccidere sì, perché come lui ed i suo i sodali
hanno avuto spesso modo di affermare “ogni intervento è ritenuto fuori luogo”.
MAURIZIO DONINI