Monte dei Paschi di Siena @ Cassa Depositi e Prestiti
La vicenda Monte dei Paschi di Siena si arricchisce ogni giorno di un nuovo evento, l’ultimo escamotage
escogitato dal vulcanico duo Renzi-Padoan prevede l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti. Un ente nato
per gestire il risparmio postale derivante dai libretti accesi dagli italiani presso i 14.000 uffici postali sparsi nello
stivale. Depositi che hanno sempre goduto del privilegio della garanzia dello stato, nel tempo la CdP è arrivata
ad avere qualcosa come 252 miliardi liquidi e disponibili. Una tale massa di denaro ha ben presto scatenato gli
irrefrenabili appetiti dei politici in tempi di crisi, privati dell’IRI che nei molti anni extra-gestione Prodi ha funto
da longa manus della politica, gli eletti del popolo italiano hanno allungato le mani sulla CdP trasformandola in
una nuova IRI.
Un processo iniziato sotto Tremonti e la sua finanza creativa e trovato piena attuazione nelle successive
legislature, la trasformazione giuridica della CdP ha posto il bilancio della stessa fuori da quello dello stato
trasformandola da cassaforte del risparmio ad una sorta di bad bank. Mettere il rusco finanziario nella CdP non
risolve i problemi di bilancio, ma ne abbellisce l’estetica agli occhi dell’Europa. Inoltre con tutta la liquidità
disponibile la CdP si rivela ben presto perfetta per intervenire e mettere sedie del potere nelle società in crisi o
in cui il Governo vuole essere presente.
Non sarà un nuovo IRI assicura Padoan, asserzione obbligatoria, ma poco veritiera. L’IRI era specializzato
nell’incorporare aziende decotte, e qual è l’idea di Renzi adesso? Usare la CdP per salvare una banca come il
Monte dei Paschi di Siena, una impresa che è tecnicamente già fallita da tempo, ma tenuta artificiosamente in
vita per motivi politici e di convenienza. Farla fallire provocherebbe un terremoto paragonabile al caso Lehman
Brothers, MPS è stata una banca governata da politici ed usata per fini politici, non ci sono molti dubbi su
questo. Casualmente la Fondazione MPS è anche quella con il maggior azionariato della CdP, il 2,57%, anche
questo è singolare, una partecipata che salva l’azionista di maggioranza, pur se misero in termini assoluti.
Una CdP che con il passaggio ad una funzione ‘politica’ ha iniziato a macinare numeri da ‘management politico’,
se nel 2014 aveva avuto un utile di 2,7 miliardi, nel 2015 è andata in rosso per 900 milioni, e nello stesso
esercizio è calato il patrimonio netto (-4% a 33,6 miliardi) e la liquidità (-6% rispetto ad un anno prima). Ed ora
nei desiderata del governo a guida PD di Renzi dovrebbe andare ad alimentare un Fondo Atlante già
ampiamente bocciato dal mercato e salvare aziende senza speranze come MPS o Alitalia, bei tempi quando si
limitava a gestire il risparmio degli italiani, anche questo è il nuovo corso della Leopolda Renziana.
MAURIZIO DONINI