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GIULIO REGENI, per non dimenticare!

aprilia-news_regeniSolo qualche giorno fa, giovedì 4 agosto, un’inchiesta pubblicata da Reuters fornisce dei dettagli che potrebbero portare a una svolta nel caso. Mohamed Abdallah, uno dei capi di quel sindacato degli ambulanti al centro della ricerca accademica di Giulio, «ha visitato di frequente uno dei quartier generali della sicurezza egiziana e sei mesi prima della morte dell’italiano ha anche incontrato un ufficiale», dicono due fonti delle sicurezza egiziana.

 

Una delle due fonti, coperte da anonimato aggiunge: «Non so se Abdallah fosse proprio un collaboratore, ma era monitorato. Uno del genere ha un mutuo beneficio ad avere un rapporto con la sicurezza».

 

Dubbi e sospetti sul ruolo di Abdallah erano emersi già a marzo, quando un’amica del ricercatore Hoda Kamel, dell’Egyptian Center for Economic and social rights, in una intervista a Repubblica aveva parlato di una «vendetta» dell’uomo nei confronti di Regeni e affermato che il sindacato è «infiltrato dai servizi». I tabulati di Abdallah sono stati richiesti e consegnati lo scorso maggio alla magistratura italiana che indaga sull’omicidio.

 

Secondo diverse fonti, l’uomo avrebbe avuto un alterco con il giovane ricercatore per avergli chiesto di acquistare a suo nome un cellulare e dei biglietti aerei. Un esponente del sindacato, sospetta che Abdallah, dopo il rifiuto di Regeni, abbia riferito la vicenda alla polizia.

 

I due avevano appena parlato dell’organizzazione di un workshop, che il ricercatore italiano voleva organizzare per il sindacato. «Ci siamo incontrati in tutto sei volte», ha detto Abdallah che si dice «pentito» di aver stretto rapporti con Regeni.  Sempre nell’inchiesta pubblicata da Reuters emerge anche un altro elemento. Dieci giorni prima di scomparire, Giulio dal suo appartamento al Cairo parlò via Skype con una ricercatrice di Bonn, dove il ragazzo aveva trascorso alcuni mesi nel 2015. Era metà gennaio quando avvenne il colloquio e, secondo il racconto della ricercatrice, Georgeta Auktor, Regeni sembrava preoccupato. «Diceva di sentire la necessità di stare attento quando andava in città e su chi incontrava», ha dichiarato a Reuters Auktor. «Non abbiamo parlato a lungo, perché la previsione era di risentirci in seguito», ha aggiunto. La denuncia della scomparsa del ricercatore è datata 25 gennaio.  I sospetti che l’italiano sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani sono stati respinti dal governo del Cairo. Auktor, che lavora anche all’università di Erlangen-Nürnberg, in Germania, lavorava con Regeni a una ricerca intitolata Lo stato dello sviluppo nel 21esimo secolo – chiamata a un nuovo contratto sociale. Ha raccontato che l’italiano fremeva per «vedere i frutti del 2011. Pensava che uno Stato più inclusivo fosse necessario. Credeva che il coinvolgimento di più gruppi sociali sarebbe stato utile». Intanto, si cerca di far luce anche sui rapporti del ricercatore italiano con l’università di Cambridge. Sempre secondo Reuters, diversi ricercatori dell’Ateneo non hanno mai nascosto la propria dura opposizione al governo di Abdel Fattah Sisi, sfociata in una manifestazione a Londra poche settimane dopo la partenza di Regeni per il Cairo. Una dimostrazione «sicuramente finita sotto la lente della sicurezza egiziana».