Giulio Regeni: Per non dimenticare!
Depistaggi, mezze verità. Dopo sette mesi, è ancora avvolta nel mistero, la morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato senza vita e con evidenti segni di tortura il 3 febbraio a Il Cairo, in Egitto. Le sue tracce si erano perse il 25 gennaio. Sulla vicenda torna il programma “Presa diretta” di Rai Tre di Riccardo Jacona, in onda domani sera, con documenti inediti e interviste esclusive come quella con i genitori di Giulio. Nel reportage si evidenzia come Mohammad Abdallah, leader del sindacato dei venditori ambulanti della Capitale egiziana abbia mentito su diversi punti. “Mohammad – racconta il giornalista – quando l’ho intervistato, ha parlato male di Giulio, dicendo che sospettava che fosse una spia straniera e che per questo i loro rapporti si erano deteriorati. Questo è una bugia, perché è stato Giulio Regeni invece ad allontanarsi da lui, dopo che Mohammad Abdallah gli aveva chiesto del denaro. Ho saputo che Mohammad Abdallah chiedeva continuamente a Gulio Regeni soldi, cellulari, viaggi, regali. Io penso che sia stato Muhammad Abdallah a denunciare Giulio”. Affermazioni coerenti con quelle, sempre al programma di Iacona, di Hoda Kamel, secondo la quale: “Poco prima di Natale, Giulio Regeni mi disse che voleva far ottenere un piccolo finanziamento al sindacato degli ambulanti, 10mila sterline che pensava di ottenere da una ong inglese. Ma Mohammad Abdallah ha detto in un’intervista che con questi soldi Giulio stava comprando informazioni. Sulle modalità dell’accaduto è tornato inoltre a parlare l’ex ufficiale della polizia egiziana Omar Afifi in esilio negli Usa che, citando quanto raccontatogli dalle sue fonti nelle forze di sicurezza egiziane, ha detto alla trasmissione che “Regeni è stato arrestato e torturato da poliziotti in borghese e da uomini dei servizi segreti perché sospettavano che fosse una spia straniera che stava svolgendo attività di spionaggio in Egitto”. Tra i tanti interventi raccolti, figura anche quello di Amr Darrag, ex ministro del governo Morsi in esilio ad Istanbul, il quale parla del coinvolgimento dell’Intelligence egiziana nel sequestro di Regeni. “Le forze di sicurezza egiziane hanno sempre paura che esista una qualche forma di cospirazione ordita dagli stranieri per destabilizzare il Paese. Io credo che quando Regeni ha iniziato a lavorare sul tema dei movimenti dei lavoratori in Egitto si siano spaventati e lo abbiano arrestato, sperando di ottenere informazioni sui suoi piani”. Disposta scarcerazione avvocato Adly: si occupò del caso Regeni Un tribunale del Cairo ha nuovamente ordinato la scarcerazione dell’avvocato e attivista per i diritti umani egiziano Malek Adly, che in passato è stato interrogato in relazione al caso di Giulio Regeni. La scarcerazione di Adly, arrestato lo scorso maggio in relazione alle proteste del 25 aprile contro la cessione all’Arabia Saudita di due isole nel Mar Rosso, era stata disposta dai giudici già giovedì scorso, ma era stata immediatamente impugnata dalla procura. Oggi un nuovo pronunciamento che respinge il ricorso, come ha annunciato l’avvocato di Adly, Tarek Elawady. Adly lavora per il Centro egiziano per i diritti economici e sociali. Era nel gruppo di legali che hanno fatto ricorso contro l’accordo tra Il Cairo e Riad per la cessione delle due isole. E’ accusato di incitamento alla protesta e di sovversione. Al caso di Adly si sono interessati anche i genitori di Giulio Regeni. Per Amnesty International è un “prigioniero di coscienza”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Caso-Regeni-6f5a3cf7-c3ed-44d2-8a95-2aed9ee928da.html