Da Infolampo: Camusso – Occupazione
Vogliamo un piano straordinario per l’occupazione
giovanile
Intervista al segretario generale Susanna Camusso a ‘La Stampa’.
Mario Draghi dice che tocca ai governi agire per uscire dalla crisi? E vero, le scelte della Bce hanno
evitato il peggio – spiega Susanna Camusso, segretario generale della Cgil – ma è evidente che le
politiche di austerità di questa Europa non ci porteranno fuori dalla crisi. E più si continua su questa
strada sbagliata, più si rafforzano i nazionalismi e si indebolisce la speranza».
Segretario, tra lei e il premier Renzi è stato muro contro muro. Ora il clima cambia. È perché si avvicina il
referendum? «E indubbio che noi parti sociali abbiamo subito
un ostracismo pesante. A quanto pare negli ultimi tempi il
presidente del Consiglio ha cambiato linea, e sembra aver
riscoperto il principio europeo del dialogo sociale, finora evitato
accuratamente. Ora si tratta di capire se le aperture di confronto
che ci sono state produrranno dei risultati. Temiamo che la
legge di bilancio sia ancora di taglio tradizionale, senza un
necessario sostegno alla domanda. Ora vogliamo sperare che il
piano “Casa Italia”, inteso come prevenzione, messa in
sicurezza e riqualificazione del paese, possa essere
un’interessante opportunità per rilanciare sviluppo e lavoro.
Siamo pronti a discutere. Noi, a differenza di chi a Palazzo
Chigi ha sempre avuto un atteggiamento ideologico, abbiamo
una posizione laica».
E sugli ammortizzatori sociali? «Su questo tema non siamo soddisfatti. Il governo sa, perché G ha
significativamente ridotti, che non ci sono strumenti utili per gestire le crisi in corso. In passato ha
raccontato che ci sarebbero stati ammortizzatori sociali universali, che invece non ci sono. Non va bene».
Perché la Cgil teme una legge di Stabilità “tradizionale”? «Un giudizio compiuto lo daremo a tempo
debito. Ma non vediamo un cambiamento fondamentale della politica economica. Sul fisco, un grande
strumento di redistribuzione, si continua con provvedimenti di respiro limitato e bonus sparsi che non
cambieranno la situazione. Anche se positivi, quando contribuiscono a dare sollievo ai bassi redditi, come
nel caso dei pensionati. Bisognerebbe intervenire invece sui patrimoni per reperire risorse per un piano
del lavoro per i giovani – che è la vera emergenza del Paese – ridurre fortemente le tasse a lavoratori
dipendenti, ai precari e discontinui, ai pensionati. Ma non ci pare sia questa l’intenzione».
II governo dice che il Jobs Act è stato un successo…«Se c’è una cosa su cui tutti sono d’accordo è che le
politiche del governo, dal Jobs Act alla decontribuzione, non hanno immesso un numero significativo di
giovani nel mondo del lavoro. Il governo quando si insediò annunciò al mondo che avrebbe eliminato il
precariato. Oggi, con i voucher, rischiamo di averne, se possibile, uno peggiore. Servono risorse e misure
Leggi tutto: http://www.cgil.it/camusso-vogliamo-un-piano-straordinario-loccupazione-giovanile/
Toscana, Umbria e Marche
si incontrano
Leggi su www.rassegna.it
www.articolo1.it
Nuove regole per l’informazione
Giornata di mobilitazione per chiedere al Parlamento la rapida approvazione della riforma
dell’editoria, la calendarizzazione dei provvedimenti sulla cancellazione del carcere per i
giornalisti e dirimere il tema delle querele temerarie
di Silvia Garambois
Di rinvio in rinvio era andata a finire che non c’era più tempo, nei banchi ormai scalpitavano e si
scambiavano i saluti: e così, saltato per due volte il numero legale, il Senato il 4 agosto ha chiuso
per ferie lasciando la nuova legge per l’editoria sui tavoli, con approvato soltanto l’articolo uno
prima del fuggi fuggi generale. Eppure c’erano già state persino iniziative e mobilitazioni dei
giornalisti in tutta Italia, che rivendicavano una legge urgente: impellente per dare un quadro di
norme di fronte alle nuove concentrazioni editoriali (Secolo XIX, Stampa e Repubblica,
aggregazione del secolo nel vuoto normativo, subito ribattezzata “Stampubblica”) e per dare
regole nuove di sostegno dell’editoria e evitare che i giornali storici chiudano malamente, venduti
e svenduti (è cronaca di queste ore). Macché. Legge rimandata a settembre. Il presidente Pietro
Grasso aveva fatto giusto in tempo ad annunciare, prima che Palazzo Madama si svuotasse, che
se ne sarebbe riparlato alla ripresa dei lavori, dopo le ferie.
Ma ora ci risiamo, apertura dei lavori di Palazzo Madama alle ore 16,30 del 13 settembre: e in
calendario il ddl editoria c’è. E ci sono i giornalisti decisi a sostenere la legge: la Federazione
nazionale della stampa italiana, insieme con le Associazioni regionali di stampa, ha promosso
infatti per lunedì 12 settembre una nuova Giornata nazionale di mobilitazione “per chiedere
l’immediata approvazione della riforma dell’editoria – come hanno sostenuto Raffaele Lorusso e
Giuseppe Giulietti, segretario e presidente della Fnsi – e la calendarizzazione dei provvedimenti
sulla cancellazione del carcere per i giornalisti e per affrontare il problema delle cosiddette
querele temerarie, entrambi fermi al Senato”.
Le leggi sulla stampa non sono mai un’urgenza in Parlamento, succeda quel che succeda, e una
ragione ci sarà: è dalla fine dell’800 che, abbandonati i duelli, i politici sfidano i giornalisti nei
tribunali. Va così per il carcere ai giornalisti, che nonostante i ripetuti richiami dell’Europa e
dopo tanto parlarne, non è stato ancora cancellato dal nostro ordinamento; va così con le norme
per fermare le querele temerarie – quelle che vengono fatte solo per zittire la stampa – che non
vedono la luce.
Ma la legge sull’editoria poco c’entra con questa eterna disfida intorno alla libertà di stampa,
anzi, per una volta c’era “piena convergenza” in Parlamento sulle nuove norme per l’editoria:
infatti è una legge che istituisce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e
dispone deleghe al governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il
settore (anche le radio e tv private e le cooperative, non i giornali di partito); che si occupa della
disciplina dei profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del
Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Anche gli editori, la Fieg, invocano “tempi certi e
rapidi” per interventi che definiscono “necessari” (considerando anche che, dopo il voto di
Palazzo Madama, la legge deve ancora tornare a Montecitorio: i tempi non saranno comunque
brevi).
Tutti la vogliono, dunque. A parole. Eppure, anche per riscrivere queste regole, serve la
mobilitazione di chi lavora nel settore e di chi ha a cuore l’informazione.
Leggi tutto: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2016/09/09/7866/nuove-regole-per-linformazione