Lelettore mediano
Strano paese l’Italia, il tema centrale è sempre e soltanto le elezioni, se l’Unione Europea nel calcolo del
tasso di ageing usa un orizzonte temporale di 50 anni, la deadline dei nostri governanti, a tutti i livelli, dal
premier in giù, è la prossima tornata elettorale.
E dopo ogni weekend elettorale fioccano le analisi ed i giudizi, ma chi decide in realtà chi vince e chi perde?
La scienza statistica ci viene in aiuto introducendo il concetto di elettore mediano, un teorema che in realtà
è molto più allargato rispetto alle semplici elezioni politiche. Anche sfatando alcuni luoghi comuni.
Elettore mediano è colui che tra un valore minimo ed uno massimo si pone in mezzo, facile da definire,
difficile da spiegare. Si tratta dell’individuo che ha paura del cambiamento, che fra il non cambiare niente e
cambiare tutto sceglie una zona di comfort, nel mezzo. Questo scontenterà i due estremi, chi si pone a
sinistra vedrà una spesa molto maggiore di quello che sarebbe stato disposto ad investire, chi invece si
trova sul lato destro dell’elettore mediano vedrà le sue aspettative ridotte rispetto a quanto avrebbe
desiderato.
Ma come votano gli italiani? Il PD ha il suo punto di forza nell’elettorato ereditato dal PCI e foglie seguenti,
sopra i 56 anni raccoglie quasi un 40% di consensi, ma contrariamente a quello che si racconta non è il
Movimento 5 Stelle a pescare da solo nella gioventù. O meglio, i penta stellati sono molto forti nei
giovanissimi , frutto della strategia basata su internet, e nella fascia dai 29 ai 45, mentre sparisce quasi
sopra i 55. Il PD raccoglie quasi un terzo dei votanti tra i 18 ed i 29 anni. Più spalmato fra le varie età
l’elettorato del PDL ed affini di centro-destra, mentre è netta l a maggioranza delle donne in percentuale
nella base di PD e PDL. La religiosità è poi molto forte nei votanti del PDL, equilibrata nel PD e quasi assente
nel M5S, indicazioni che dovrebbero portare anche a mettere in atto strategie diverse.
Restano alcune considerazioni che è necessario porre all’attenzione, se è vero che il PD punta a tutte le
fasce ed è molto forte sopra i 56 anni, mentre il Movimento 5 Stelle si vanta di avere una base molto
giovane, questo non è un bene di per sé. La quota percentile di votanti è molto più alta proprio sopra i 56
anni e cala drasticamente nelle fasce più giovani, per cui le simpatie o le intenzioni di voto si traducono in
voti reali per il PD ed in astensionismo per il Cinque Stelle.
Ultima amara considerazione è che il fatto che vincente sia l’elettore mediano, non è nemmeno questo
sintomo positivo, trattasi di valore ben lontano dall’essere quello di massima efficienza essendo lo stesso
ben lontano dal massimo desiderabile che è quello dell’elettore posto a destra del mediano, ma a volte
bisogna anche sapersi accontentare.
MAURIZIO DONINI