Da Infolampo: Ttip – Lorenzin
Ttip, Ceta e Tisa: Cgil, sospendere i negoziati
Durante: “Bisogna fermare le trattative e riavviarle su nuove basi: serve la partecipazione delle
parti sociali e il rispetto del lavoro. I testi attuali rimandano alle idee neoliberiste oggi in voga,
senza rispettare le necessità di chi lavora”
Sui trattati commerciali internazionali bisogna sospendere i negoziati in corso e ripartire da nuovi
principi: occorre garantire la partecipazione delle
parti sociali e il rispetto del lavoro. Così Fausto
Durante, responsabile delle Politiche europee e
internazionali della Cgil.
“Rispettiamo le opinioni e le posizioni di tutti –
spiega il sindacalista -, ma sui trattati commerciali
che l’Unione europea sta negoziando, ossia Ttip, Ceta
e Tisa, confermiamo il nostro giudizio: si tratta di
accordi la cui filosofia e la cui ispirazione rimandano
alle idee neoliberiste oggi in voga e non tengono
conto della necessità di rispettare il valore del lavoro,
la dimensione pubblica dei servizi e dei beni comuni,
i principi di precauzione e sicurezza per ciò che
riguarda la qualità dei cibi e le produzioni in
agricoltura”.
“In più – aggiunge Durante – questi accordi pretendono di disegnare per le multinazionali uno
status giuridico diverso da quello normale nei casi di controversie sugli investimenti con gli stati
sovrani. Per tutte queste ragioni – sostiene il dirigente sindacale – continuiamo a pensare che
sarebbe necessario sospendere i negoziati in corso e riavviarli su nuove basi, che prevedano la
partecipazione e il protagonismo delle parti sociali e della società civile e soluzioni win-win per
gli Stati, l’economia, il lavoro”.
Ricordando che “nelle prossime ore a Bratislava, nell’apposito vertice interministeriale, si
definiranno le sorti del Ceta”, Durante afferma che “la Cgil invita tutti i soggetti in campo a
rispettare le decisioni già assunte dalla Commissione Europea: il Ceta è un trattato misto, riguarda
anche ambiti di competenza degli Stati nazionali e per questo la sua entrata in vigore è possibile
se, e solo se, tutti i Parlamenti degli Stati Ue avranno dato il loro assenso”.
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Ministro Lorenzin non è vero che “ognuno fa le sue
scelte ed è artefice del proprio destino”
di Silvia Ferreri
Gentile ministra Lorenzin,
le scrivo due righe anche se ormai le hanno detto di tutto e aggiungere altro ormai è come sparare sulla
croce rossa.
Le scrivo comunque, anche se avevo deciso di non farlo, ma ho cambiato idea proprio oggi quando le ho
sentito dire “Il nostro obiettivo è l’informazione e la consapevolezza, poi ognuno fa le sue scelte ed è
artefice del proprio destino”.
Mi permetta ma il suo obiettivo come ministro della salute è quello di curare e prevenire le malattie, e non
le scelte dei cittadini. Perché ci prende tutti per stupidi? Perché crede che non sappiamo che i figli si
fanno da giovani e non da vecchi? Crede che non sia bastato quello che ci dicevano le nostre mamme e le
nostre nonne senza alcuna costosa campagna di comunicazione né tavole rotonde? Quello che ci manca
ahimè non è l’informazione.
Io ad esempio sono molto ben informata e so che: se facessi un figlio oggi, con tutta probabilità la Rai
(azienda pubblica pagata con i soldi dei contribuenti, per cui lavoro) non mi rinnoverebbe il contratto
attuale a partita iva. O forse sì, ma lo farebbe solo ed esclusivamente per il buon cuore di un capo
redattore che mi ha particolarmente apprezzata o di un direttore che crede che l’essere umano sia al di
sopra di tutto. Dunque non un diritto acquisito ma un favore, perché tutto sommato non ho dato molto
fastidio in passato e forse sono stata un buon elemento per l’azienda.
Inoltre, se facessi un figlio oggi non avrei diritto ad alcuna astensione anticipata dal lavoro. O meglio ne
avrei diritto ma non retribuita. Dunque in caso avessi un problema serio durante la mia gravidanza sarei
costretta a scegliere tra lo stipendio e la salute di mio figlio. Nessuna donna dovrebbe essere mai messa
davanti a una scelta simile.
So anche che se facessi un figlio oggi la mia indennità di maternità per i cinque mesi di astensione
obbligatoria sarebbe di circa mille euro al mese. Sono laureata, da anni lavoro in televisione, ho varie
pubblicazioni all’attivo. Perché dopo tanti anni di contributi l’Inps mi deve dimezzare lo stipendio?
E non solo, se facessi un figlio oggi non avrei riconosciuta alcuna indennità oltre i cinque mesi
obbligatori. Dunque sarei costretta a tornare al lavoro quando mio figlio ha solo tre mesi e senza
nemmeno le ore di allattamento. Cosa che ovviamente non mi permetterebbe di continuare ad allattare
fino al sesto mese, come consigliato dall’Oms e dal suo stesso ministero. Quindi dovete mettervi
d’accordo.
Oppure potrei scegliere di passare ancora qualche mese con il mio bambino e continuare ad allattarlo
senza però vedere il becco di un quattrino né usufruire di un orario ridotto. Il che dopo un’eventuale
anticipata senza soldi e uno stipendio dimezzato in obbligatoria potrebbe voler dire cominciare a vivere di
prestiti.
E come se non bastasse se facessi un figlio oggi non avrei alcun diritto al nuovo contributo bambino del
governo Renzi. Un marito con uno stipendio decente e una casa di proprietà fanno di me una donna ricca
che non ha diritto agli aiuti dello stato.
Peraltro se facessi un figlio oggi, e non mi dica che anche questo non è affar suo, non avrei alcun
sostegno dalle strutture ospedaliere pubbliche. Non è possibile (parlo ovviamente della regione Lazio)
prenotare alcuna ecografia in struttura pubblica o convenzionata. Le liste sono piene fino almeno al primo
compleanno del nascituro e quelle che hanno posto chiedono di chiamare il primo giorno del mese
precedente. Come in un gioco a premi aprono le telefonate alle otto e trenta della mattina, alle nove le
liste per i due mesi successivi sono piene. Ovviamente prendere la linea è una lotteria. E se anche volessi
prenotare nel pubblico ma in regime privato i costi sarebbero più alti della stessa prestazione in struttura
totalmente privata. Non ci crede?
Le faccio nomi e cognomi, non temo querele. Un’ecografia morfologica gemellare ad esempio in regime
privato al Sant’Anna (l’ospedale della donna e del bambino) costa 400 euro. Sì ha capito bene 400 euro.
La stessa cosa a Villa Claudia, clinica completamente privata, con uno dei migliori medici ecografisti
della Capitale, ne costa 220.
Al Sant’Anna (l’ospedale della donna e del bambino non dimentichiamolo) la fanno pagare a feto. Come
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