Da Infolampo: Donna – Costituzione
“Concrete. Dalle idee, il fare”. Assemblea nazionale delle
donne Spi Cgil
Concrete. Per dare risposte certe, tutti i giorni, in ogni angolo del nostro paese. Concrete sono le donne
dello Spi Cgil che si incontreranno a Verona dal 21 al 23 novembre per l’Assemblea nazionale delle
donne. Più di 400 delegate da tutta Italia per riflettere su come è possibile praticare le politiche di
genere, sul territorio, al servizio di tutte le iscritte, e di chi iscritta ancora non è. Un impegno quotidiano
che ha l’obbiettivo di migliorare la condizione delle donne.
Il programma e il documento dell’assemblea
L’emancipazione delle donne ha segnato l’avvio della più
grande rivoluzione del ‘900, ma la strada, anche nel nuovo
millennio, per le donne non è affatto in discesa. Nonostante gli
indubbi progressi fatti in questi anni emergono ancora con
forza le difficoltà delle donne in vari ambiti. Dal lavoro al
rispetto della propria identità c’è ancora molto da dover
conquistare. Di questo si discuterà a Verona dal 21 al 23
novembre, nel corso dell’Assemblea nazionale delle donne
dello Spi Cgil. “Concrete. Dalle idee, il fare” il titolo
dell’appuntamento caratterizzato da tre giorni di confronto,
dibattito, approfondimento sulle politiche di genere che vedrà
come protagoniste le delegate provenienti da tutta Italia.
Tutto ciò accadrà alla vigilia della Giornata Mondiale contro
la violenza sulle donne, che coinvolge tutti i Coordinamenti
Donne che lavorano quotidianamente sul territorio, e
nell’anno, il 2016, che segna il settantesimo anniversario del voto delle donne.
A Verona interverranno il segretario generale dello Spi Ivan Pedretti e il segretario generale della Cgil
Susanna Camusso. In apertura i saluti dell’Amministrazione comunale di Verona, del segretario generale
della Camera del Lavoro di Verona, Michele Corso, e di Rita Turati, segretaria generale Spi Cgil Veneto.
L’apertura dei lavori sarà affidata a Lucia Rossi, segretaria nazionale Spi Cgil. A seguire, gli interventi di
Carla Cantone, segretario generale Ferpa, Livia Piersanti segretaria nazionale Uilp-Uil, e Patrizia
Volponi, segretaria nazionale Fnp-Cisl.
La discussione sarà arricchita da alcuni interventi. Gaetano Sateriale, coordinatore del Piano del Lavoro
della Cgil, parlerà di contrattazione sociale e politiche di genere; Stefano Ciccone, dell’Associazione
Maschile Plurale, ci spiegherà come la battaglia contro la violenza sulle donne chiami direttamente in
causa gli uomini; infine, Imma Tromba, dell’Associazione Donne in Rete contro la violenza, ci racconterà
l’esperienza dei centri antiviolenza in Italia; Elisa Marchetti dell’Udu e Giulia Titoli della Rete degli
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L’Ue dichiara guerra all’azione
inquinante degli imballaggi
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A cosa serve una costituzione? E se dopo Trump
arrivasse Salvini?
Quando si discute di scenari post referendari tutti si concentrano su quel che accadrà nelle settimane
successive al voto. E se provassimo invece a spostare l’orizzonte temporale leggermente più in là?
Scritto da Claudio Riccio
Siamo nel 2018. La riforma costituzionale è entrata in vigore in seguito alla vittoria a sorpresa di Renzi,
nel dicembre di due anni prima, nel referendum andato in scena mentre il mondo era ancora sotto shock
per il successo di Trump.
Il quadro politico è diviso e lacerato, il paese è sempre più disilluso nei confronti della politica. Dopo aver
conquistato, contro ogni aspettativa, oltre 15 milioni di voti nella consultazione referendaria, Renzi è
convinto di poter vincere qualunque sfida elettorale.
Facendosi beffa di Cuperlo e della minoranza del partito, si è prevedibilmente rimangiato ogni promessa
sulla legge elettorale: l’Italicum resta sostanzialmente invariato e si rilancia il progetto del “partito della
nazione”. Verdini entra in maggioranza.
A sinistra del Partito Democratico fatica a prendere corpo un’alternativa credibile. I Cinque Stelle,
penalizzati dall’insuccesso nella gestione della città di Roma, calano nei sondaggi. La sfiducia nelle
istituzioni cresce.
L’Europa, che aveva allentato i cordoni della borsa per consentire a Renzi di distribuire qualche bonus e
recuperare i voti necessari a vincere, torna a batter cassa. La Banca Centrale Europea invia una nuova
lettera con ulteriori disposizioni da adottare in materia di conti pubblici e riforma del mercato del lavoro.
La crisi morde sempre di più.
Dopo il ritiro di Silvio Berlusconi dalle scene, a destra non c’è gara: Salvini vola nei sondaggi e gira
l’Italia riempiendo di gente arrabbiata le piazze del nord e del sud. Dopo aver usato strumentalmente la
campagna referendaria del no per costruire comitati anche nel sud Italia, la Lega non è più un fenomeno
solo territoriale.
La legislatura volge al termine, le elezioni si avvicinano e Matteo Renzi è favorito, sostenuto da
larghissima parte dei media e delle classi dirigenti italiane ed europee. Sìalvini incassa però il sostegno di
Trump e Le Pen, rispettivamente presidenti di Stati Uniti e Francia.
Al primo turno l’affluenza crolla sotto il 50%, il Partito Democratico si ferma al 34%, diversi punti
percentuali in meno del previsto. La Lega, che accoglie al suo interno anche candidati di Casa Pound e
Forza Nuova, arriva al 26% e di poco supera il Movimento Cinque Stelle che raccoglie il 25,6%. Il resto
dei voti si dividono tra quel che rimane di Forza Italia e dei centristi e una sinistra che non ha saputo
rinnovarsi e risultare una credibile risposta alla rabbia e alla domanda di cambiamento.
Ai sensi della vigente legge elettorale, si arriva al ballottaggio e lo scontro tra i “due Matteo” si fa
durissimo. Salvini picchia duro contro Euro e immigrati, Renzi fa appello alla responsabilità, alle
istituzioni da difendere, all’unione sacra contro i populisti. Solo una parte del risicato elettorato di sinistra
si reca alle urne turandosi il naso per fermare i fascisti, tanti restano a casa sfiduciati, una parte degli
elettori grillini sceglie di votare contro Renzi, gli altri non votano. A sorpresa molti che al primo turno
non si erano recati alle urne scelgono di votare, e votano contro chi li ha governati in questi anni difficili.
Come auspicato da tanti grazie al nuovo assetto istituzionale “la mattina dopo le elezioni sappiamo chi ha
vinto”: Matteo Salvini sul filo del rasoio supera Matteo Renzi e conquista il premio di maggioranza alla
Camera. Mattarella assegna al leader leghista l’incarico di formare il governo.
Non ci sono contrappesi adeguati e Salvini è libero di governare il paese senza limiti. In pochi mesi
accade di tutto: chiusura delle frontiere e sospensione dei programmi di salvataggio in mare; tagli alla
scuola pubblica; privatizzazione del sistema carcerario e “riforma” in senso autoritario del codice penale;
ronde di cittadini e vigilanti nelle città italiane; riforma della fiscalità con l’introduzione della flat tax che
cancella ogni forma di progressività nella tassazione e favorisce i più ricchi del paese. La guerra dilaga
nel mondo.
Pochi mesi dopo l’insediamento del nuovo governo, Mattarella si dimette per motivi di salute e si aprono
le danze per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Con 340 deputati e 35 senatori conquistati
specialmente nelle regioni del Nord Italia, alla Lega servono solo altri 63 voti per giungere al quorum di
438 ossia i 3⁄5 dei votanti (nell’improbabile ipotesi in cui votassero tutti i Parlamentari) per eleggere il
Presidente della Repubblica in settima votazione, come previsto dall’art. 83 della nuova Costituzione. Ce
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