Riforma PA, la Consulta boccia la parte clou della riforma Madia
(Teleborsa) – Brutte notizie sulla Riforma Madia, che è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, la quale ha disposto l’incostituzionalità di alcuni elementi chiave: le partecipate pubbliche, i servizi locali, le norme sui dirigenti ed i dipendenti pubblici. Il motivo è semplice: la riforma della PA è illegittima perché lede le autonomie garantite dalla Costituzione alle Regioni in talune materie (partecipate, servizi pubblici, trasporti, rifiuti, ecc.). La questione le era stata rimessa dalla Regione Veneto, a guida del governatore Luca Zaia, il quale parla di “sentenza storica, un colpo al centralismo sanitario”. In sostanza, la legge delega di riforma della PA, da cui dipendono poi una serie di provvedimenti attuativi, viola la Costituzione nella parte in cui si propone di riformare l’organizzazione pubblica “previo parere” delle Regioni e non “previa intesa” come sarebbe disposto dalla legge costituzionale. Secondo la Consulta, è illegittima laddove prevede che “i decreti attuativi siano adottati sulla base di una forma di raccordo con le Regioni, che non è l’intesa, ma il semplice parere, non idoneo a realizzare un confronto autentico con le autonomie regionali”. In più la Corte ritiene che “anche la sede individuata dalle norme impugnate non è idonea, dal momento che le norme impugnate toccano sfere di competenza esclusivamente statali e regionali. Il luogo idoneo per l’intesa è, dunque, la Conferenza Stato-Regioni e non la Conferenza unificata”. L’incostituzionalità colpisce ovviamente la legge delega, ma anche i tre decreti attuativi approvati ad agosto dal governo (partecipate, servizi pubblici e dirigenti)., che andranno riscritti. Resta fuori solo il contratto del pubblico impiego, perché ancora in fase di approvazione.