Da Infolampo: Un gemellaggio per il terremoto – Votiamo no
Un gemellaggio a sostegno delle popolazioni colpite dal
terremoto
Adotta una Camera del Lavoro Cgil e il suo territorio.
Adotta una Lega Spi Cgil e i suoi anziani
Tutte le strutture Cgil italiane partecipano a una campagna di aiuto e di assistenza alle strutture
sindacali che si trovano nelle aree del centro Italia colpite dal terremoto. Lo hanno annunciato oggi a
Roma il segretario generale della Cgil Susanna Camusso e il segretario generale dello Spi Cgil Ivan
Pedretti.
L’iniziativa nasce con l’obiettivo di portare aiuto e solidarietà alle strutture colpite ma soprattutto aiutarle
a svolgere la loro attività quotidiana, fondamentale per tutti i
cittadini, ma resa ancor più difficile dall’arrivo della stagione
invernale. Assistenza alla popolazione, soprattutto anziana;
tutela di chi ha perso il lavoro; assistenza a chi è stato trasferito
in un’altra area; supporto ai servizi primari come educazione
scolastica e assistenza socio-sanitaria; avvio di programmi
culturali e di tempo libero per contrastare le difficili condizioni
psicologiche degli abitanti e lo spopolamento; dialogo e
relazione con le istituzioni locali e con tutte le associazioni che
si occupano di volontariato sul territorio; promozione di
iniziative di sostegno ai produttori e ai commercianti locali.
Ecco, saranno questi i compiti di tutte le strutture Cgil
provenienti da ogni parte d’Italia che vorranno portare un aiuto
concreto alle strutture sindacali di Lazio, Marche, Umbria,
Abruzzo in difficoltà.
Ma come si fa ad aiutare concretamente? Le strutture che
intenderanno aderire al gemellaggio potranno mettere a
disposizione delle sedi locali della Cgil e delle leghe dello Spi
risorse economiche, tecniche, personale sindacale disposto a spostarsi temporaneamente nelle aree
terremotate, personale dei servizi, coordinamenti giovani e progetti di volontariato.
“Con questo progetto vogliamo dare risposte pratiche e concrete soprattutto agli anziani, svolgendo
un’azione di solidarietà e di servizio”, spiega Ivan Pedretti. “Dobbiamo rispondere giorno dopo giorno
alla solitudine e al dramma di quelle persone. Quello che siamo chiamati a fare è aiutare chi è in difficoltà
con azioni semplici ma fondamentali. Fare la spesa o procurare le medicine agli anziani, offrire supporto
psicologico sono tra le prime cose su cui impegnarsi per rispondere al cambio repentino della vita di
molti. E non sono poche le persone non autosufficienti ancor più bisognose di aiuto. Per loro – ha
aggiunto Pedretti – chiederemo al Governo di aumentare le risorse del Fondo per la non autosufficienza”.
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Il segretario generale della Cgil
Marche Roberto Ghiselli è stato
eletto nella segreteria nazionale
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Votiamo No. Le ragioni dei giuslavoristi
La riforma realizza un forte e pericoloso accentramento dei poteri. E sui temi del diritto del lavoro le
novità introdotte non sono affatto convincenti. Più debole la partecipazione democratica delle forze
economiche e sociali. Oltre 90 le firme raccolte
Desideriamo esprimere il nostro parere sulla legge costituzionale recante disposizioni per il superamento
del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi, la
soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. Il nostro giudizio è
negativo, sia per una valutazione complessiva della riforma che si sottopone al voto e dell’assetto
istituzionale che si intende porre in essere, sia per ragioni specifiche attinenti alla materia del lavoro. Con
riferimento all’assetto istituzionale desideriamo evidenziare che la riforma realizza un forte e pericoloso
accentramento dei poteri, introducendo nel contempo innovazioni tanto discutibili quanto confuse.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché la formazione del Senato prevista è
priva di senso. Avremmo infatti un Senato composto, a rotazione, da presidenti di regione, consiglieri
regionali e sindaci appartenenti a diversi schieramenti politici. Non quindi un Senato in rappresentanza
unitaria dei territori, come nel sistema tedesco. E neppure un Senato dotato di una forte legittimazione
politico-territoriale come nel modello USA. Ma una improbabile sommatoria di soggetti diversi, nessuno
dei quali potrà vantare una vera rappresentanza territoriale e neppure una trasparente legittimazione
politica.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché è del tutto inaccettabile lo scambio che
si realizza tra Stato e regioni (a statuto ordinario). Le regioni vengono private di essenziali funzioni
politico-legislative, offrendosi loro la consolazione di uno pseudo “Senato delle regioni”. Il fatto che
numerosi esponenti della attuale rappresentanza regionale si dichiarino favorevoli a questo misero
scambio dimostra il declino del regionalismo italiano, che pure a suo tempo qualcosa aveva rappresentato.
Con specifico riferimento ai temi lavoristici desideriamo sottolineare che le novità introdotte, pur essendo
relativamente limitate, in quanto la materia rimane, come è attualmente, nella competenza pressoché
esclusiva dello Stato, non sono affatto convincenti.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché l’abolizione della competenza
concorrente di Stato e regioni nella materia della tutela e sicurezza del lavoro avrebbe l’effetto di riportare
tutte le funzioni ora svolte dai Servizi per l’impiego regionali o provinciali alla gestione del Ministero del
lavoro. Tale modifica comporterebbe un notevole dispendio di risorse per il trasferimento e la
riorganizzazione delle funzioni che, in assenza di uno stanziamento adeguato di fondi, non ne garantisce
in alcun modo un miglioramento qualitativo. I servizi per l’impiego sono stati trasferiti alle Regioni e alle
province nel 1997 proprio a causa delle gravi inefficienze a cui aveva dato luogo la gestione ministeriale e
non vi è alcuna ragione per ritenere che il ritorno all’amministrazione centrale possa oggi di per sé
migliorare la situazione. Si ripropone inoltre il vizio d’origine del sistema, costituito dalla separazione tra
politiche per il lavoro, che tornerebbero alla competenza centrale, e formazione professionale, che
resterebbe di competenza regionale.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre anche perché l’inserimento in Costituzione di
un esplicito riferimento alle “politiche attive del lavoro” tra le competenze dello Stato, è solo
apparentemente innovativo, in quanto la materia rientrerebbe comunque nella più ampia definizione di
tutela e sicurezza del lavoro. Tale inserimento si realizza, inoltre, in un contesto caratterizzato dalla
sempre più marcata sottoposizione del cittadino e della cittadina bisognosi di lavorare a vincoli e
condizioni strettissimi, la cui legittimità, sotto il profilo del rispetto del diritto al lavoro e della libertà di
scegliere un’occupazione corrispondente alle proprie possibilità e aspirazioni garantiti dall’art. 4 della
Costituzione e dall’art. 15 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, è oggi fortemente
discussa.
Voteremo No al referendum costituzionale del 4 dicembre perché il c.d. voto a data certa, imponendo al
parlamento di pronunciarsi in via definitiva entro settanta giorni, limita fortemente la possibilità per le
competenti Commissioni della Camera di svolgere quelle indagini e quelle ricerche che spesso sono
necessarie per avere piena contezza della situazione che si intende regolare e degli effetti che la nuova
legge può produrre. In tale attività istruttoria è frequente, nelle materie lavoristiche e previdenziali, il
ricorso all’audizione delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, degli enti
previdenziali, degli enti esponenziali degli interessi che si vanno a regolare, nonché di esperti della
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giuslavoristi