Da Infolampo: Auser – reperibilità
Assistenza anziani. Famiglie sempre più in difficoltà.
Presentata a Roma la ricerca dell’Auser “Domiciliarità e Residenzialità per l’invecchiamento
attivo”. Una fotografia senza sconti sul cambiamento demografico in atto e su come vengono assistiti gli
anziani nel nostro Paese, con forti disparità fra Nord e Sud.
Il modello italiano di domiciliarità e residenzialità sta mostrando sempre di più forti limiti di
inadeguatezza, con tagli ai servizi socio assistenziali e scarse risorse. Mentre le famiglie che assistono gli
anziani sono sempre più in affanno e sole. Questa
la fotografia, senza sconti sul cambiamento demografico in
atto e su come vengono assistiti gli anziani nel nostro
Paese, con forti disparità fra Nord e Sud, della
ricerca “Domiciliarità e Residenzialità per
l’invecchiamento attivo” realizzata per Auser da Claudio
Falasca epresentata a Roma presso la sala Aldo Moro di
Montecitorio.
Alla domiciliarità ricorrono circa 2,5 milioni di anziani,
mentre nelle oltre 12.200 strutture sparse sul territorio
nazionale trovano assistenza poco più di 278.000 anziani
con una netta riduzione dei posti letto fra il 2009 e il 2013
di oltre il 23%.
I dati della Ragioneria Generale dello Stato parlano chiaro
e sono più che un campanello d’allarme: la spesa per
l’assistenza di lunga durata dal 1,9% del Pil nel 2015,
passerà al 3,2% del Pil nel 2060.
La Ricerca mette in evidenza come per la prima volta nella storia del Paese, la copertura dei servizi e
degli interventi per anziani non autosufficienti presenta tutti segni negativi: diminuiscono gli anziani presi
in carico nei servizi di assistenza domiciliare; diminuiscono del 9,1% tra il 2009 e il 2013 gli anziani nei
presidi residenziali; segno meno anche per il numero di anziani con indennità di accompagnamento;
diminuiscono i fondi statali; diminuisce del 7,9% la spesa per i servizi sociali di regioni e comuni.
Diminuisce del 4,1% l’occupazione stabile nei presidi mentre schizza in avanti del 28,1% il volontariato,
sempre nel periodo 2009-2013.
Le famiglie sono sempre di più con l’acqua alla gola, danno fondo a tutti i risparmi e spesso sono
costrette a indebitarsi, a vendere casa anche in nuda proprietà per pagare l’assistenza a un loro caro non
autosufficiente.
La ricerca dell’Auser avanza inoltre una serie di proposte concrete: istituire il fondo unico per la non
autosufficienza; dotare di risorse adeguate e stabili nel tempo gli enti territoriali; adeguare il patrimonio
In allegato la sintesi della ricerca, sul sito www.auser.it la ricerca completa.
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risorse-posti-letto-nelle-strutture.html#more-7915
Primo maggio: Cgil, Cisl, Uil
a Portella della Ginestra
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Cgil: inaccettabile la proposta Boeri sulla reperibilità
Martini: “No a peggioramento dei diritti dei lavoratori privati. Il presidente dell’Inps si occupi
dell’Istituto”
“La proposta del presidente dell’Inps di portare a sette le ore di reperibilità dei lavoratori privati per
equipararle a quelle dei pubblici è inaccettabile”. Così Franco Martini, segretario confederale della
Cgil.
“Anche oggi – sottolinea Martini – dobbiamo registrare l’ennesima esternazione del Presidente
dell’Inps su argomenti che in realtà competono al legislatore e se è consentito alle parti sociali. Questa
volta ha avanzato la richiesta di modificare le norme che regolano le fasce orarie di reperibilità in caso di
malattia dei lavoratori privati”.
A suo dire, spiega il segretario confederale della Cgil, “siccome per i dipendenti pubblici le ore di
reperibilità sono sette, mentre per i dipendenti privati sono quattro (dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 tutti
i giorni compresi la domenica e i festivi) sarebbe opportuno portarle tutte a sette peggiorando così la
situazione dei lavoratori privati. Secondo Boeri – continua – sarebbe questa la strada da percorrere in vista
del passaggio di competenze dalle Asl all’Inps in materia di controlli per i dipendenti pubblici per ‘ridurre
le spese e svolgere i controlli in modo efficiente’. Quindi tutti verso il peggio per risanare i conti:
semplicemente inaccettabile”.
Martini prosegue ricordando a Boeri che”la norma per i lavoratori privati è frutto di una legge che
demandava la definizione delle fasce orarie ad un Decreto del Ministero del Lavoro, decreto in vigore dal
luglio del 1986 e da quel momento contenuta in tutti i Contratti nazionali di lavoro e applicata con buona
pace di tutti, lavoratori e imprese. A nessuno è mai venuto in mente di metterla in discussione a conferma
della sua efficacia”.
“Non intendiamo quindi in alcun modo quindi entrare nel merito delle ragioni e, quindi, della
dubbia efficacia della sua proposta, ma ribadiamo la richiesta al Presidente dell’Inps, come abbiamo fatto
per altre questioni – conclude Martini – di evitare di uscire dal seminato delle sue competenze e di
occuparsi piuttosto delle molte questioni irrisolte sul tappeto riguardanti il possibile miglioramento della
gestione del suo Istituto senza scaricarne le conseguenze sui lavoratori”.
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