Matteo Renzi meglio o peggio di Berlusconi
Matteo Renzi meglio o peggio di Berlusconi? Sicuramente peggio, se il satrapo di Arcore ha infettato per un
ventennio la vita politica del paese trasformandolo in una estensione della sua azienda, gli va riconosciuto
di non essersi mai nascosto dietro comodi paraventi, ha raccontato favole per bambini cui gli italiani
paciocconi hanno voluto credere. Che poi abbia rimesso l’Ici dopo averla tolta, che il milione di posti di
lavoro non si sia mai visto, che abbia introdotto le clausole di salvaguardia con aumenti dell’iva, che abbia
promesso l’abolizione del bollo e non sia mai successo, è storia.
Il duca del Giglio magico invece è ancora più subdolo, si proclama rottamatore, innovatore, quello del sì che
si contrappone al vecchio potere, rappresentante della sinistra più vera, lui. Poi invece che in fabbrica va a
braccetto di Marchionne, riforma l’art.18 che nemmeno Silvio aveva toccato, inventa un precariato che
nemmeno fra gli extra-comunitari di Locri si vede nel caporalato. Spedisce la Mogherini a fare tappezzeria a
Bruxelles per liberare il posto agli Esteri al fido Gentiloni, inventa ministri improbabili come Poletti, la
Lorenzin, la Madia, santifica la Boschi trasformandola nel suo ambasciatore televisivo, piazza amici e vassalli
in tutti i posti che contano.
Ora pareva in ritirata, dimesso da premier, dimesso da segretario, il jobs act fatto a pezzi, referendum persi
che neanche Bersani ci riusciva, parlavano di lui come di un uomo triste ed in profonda crisi. Poi ecco il
coup-de- théâtre, banche e nomine fatte dal suo cartonato, Gentiloni, hanno tutte la sua firma. 10 sono i
miliardi che verranno tolti ai cittadini e donati a MPS e Banche Venete, in cui lo Stato entrerà andando a
mettere i soliti politici trombati. Nomine perfette in stile giglio nero ai vertici delle partecipate, il banchiere
Profumo che tanti anni fa veniva insignito da Repubblica come il migliore d’Italia, si è visto poi avere
affossato Unicredit prima e finito il lavoro di sfascio a MPS, premiato con la nomina a Leonardo, che
ricordiamo non rientra tra gli incarichi a tetto € 240.000, il buon Moretti si portava a casa i suoi € 750.000
annui. Alle Poste lui ha nominato Matteo del Fante, già alla CDP, scambio di posto con Luigi Ferraris che
così libera un posto che la Cisl, vero artefice e governatore dell’azienda, potrà coprire con un suo uomo. Se
Sarmi aveva cercato la riconferma accollandosi Alitalia, Caio, per quanto navigato, si era opposto agli ordini
di Renzi di versare miliardi a MPS, non aveva voluto nemmeno prendersi in carico Pioneer Investment da
Unicredit, gestore noto per la non certo brillante performance dei suoi investimenti. Posto questo di Poste
che porta in dote al fortunato ance 1-1,2 milioni di euro, l’ex ad intanto non resta in silenzio e continua ad
offrire squarci di verità sulla sua defenestrazione.
Ci sarebbe da parlare anche della vicenda Grillo-Genova- M5S, ma la cosa è talmente squallida ed
ingarbugliata che non ne troviamo ancora la forza….
MAURIZIO DONINI