Via le Regioni a Statuto Speciale e non solo
Lo abbiamo scritto e ripetuto più volte in questi mesi, se c’è la decisa volontà di tagliare la spesa pubblica improduttiva e contemporaneamente abbattere gli sprechi occorre iniziare dalla semplificazione dell’ordinamento amministrativo. In primo luogo il segnale va dato cancellando “i privilegi”, oramai anacronistici delle Regioni a Statuto Speciale, mettendo tutti i cittadini nelle stesse condizioni. Oggi, l’idea inizia a farsi strada anche tra qualche politico di “sinistra”. Il Governatore Rossi della Toscana, in contrapposizione alla Serracchiani, governatrice del Friuli, Regione a statuto Speciale, ritiene oramai superati i motivi che dettero vita alle Regioni a Statuto Speciale ed è giunta l’ora di eliminare un assurdo e anacronistico privilegio. E tanto più vero oggi di fronte al collasso delle finanze della regione Sicilia impiombata da 7 miliardi di debiti a fonte del sottosviluppo infrastrutturale, economico e sociale dell’isola. Allora a cosa sono serviti i privilegi dello Statuto Speciale, le continue iniezioni di denaro pubblico nelle casse regionali, se poi uno dei più bei giardini d’Italia, con le sue inarrivabili meraviglie archeologiche, le sue ricchezze naturalistiche e non solo affonda nel malaffare e non uno dei vantaggi dell’essere regione a Statuto Speciale è stato speso per la comunità. Occorre azzerare tutto, la classe politica, i suoi privilegi assurdi, i benefit assegnati ai consiglieri regionali, le prerogative che impediscono allo Stato centrale di porre un argine alla spesa improduttiva senza fondo. Non dimenticate, cari lettori, come sommo sfregio alla comunità nazionale e al governo in carica, la Regione Sicilia, “nella sua autonomia” pochi giorni addietro ha riesumato le Provincie. Per quanto dovremo ancora “sopportare” questo stato di cose ed assistere inermi alla distruzione delle poche risorse rimaste a questo Paese?
ARES