LGBT – doveri di serie A e diritti di serie B
“Uno non dovrebbe mai perdere la speranza. L’omosessualità può colpire un eterosessuale a qualsiasi età.”
ROGER PEYREFITTE
Il nuovo Sultano Erdogan ha trasformato lo stato laico e rivolto ad occidente fondato da Ataturk in una
autocrazia di deriva islamica, ma soprattutto intollerante verso qualunque forma di dissenso e di ‘diversità’.
Repressioni brutali, torture, referendum truccati per cementificare il suo potere, stato d’emergenza che
tagli i già labili diritti democratici. La reazione dell’occidente e dell’America è sempre morbida, Trump
pronto a bombardare l’amico dei russi, Assad, è molto più tollerante se i morti vengono dalla parte della
Turchia dove sono presente le basi militari dell’impero a stelle e strisce.
Neanche un anno fa, l’8 agosto 2016, veniva trovato il corpo carbonizzato e trucidato di Hande Kader,
attivista della comunità LGBT, issata all’onore delle cronache per essere diventata l’icona del gay pride
brutalmente represso dalla polizia di Erdogan, che aveva vietato la manifestazione in nome del Ramadan. Di
lei hanno detto Hande era la persona più dolce del mondo. Era sempre molto calma, ma anche iperattiva.
Non era mai mancata alle marce in favore dei diritti LGBT, ha portato avanti una causa che lei ha creduto
giusta fino alla fine.
Un caso isolato? Assolutamente no, nella Turchia odierna essere gay è considerato un crimine, Mohammed
Sankari, rifugiato siriano, dopo essere stato minacciato fu ritrovato decapitato. Ma se sei gay e magari ti
prostituisci, come Hande, guadagni qualche riga in terza pagina e poco altro, il mondo di oggi si fonda sulle
banche non sui diritti. Se pensiamo che tutto questo riguardi la Turchia ci si sbaglia di grosso, basti pensare
alle leggi che giacciono da sempre in Parlamento riguardo l’inasprimento delle pene per i delitti a sfondo ‘di
genere’ e sulla stepchild adoption ad esempio.
La legge Cirinnà ha introdotto una prima regolamentazione per le coppie gay, ma si è stati ben attenti a non
parlare di ‘matrimonio’. I diritti degli etero, quindi dei ‘normali’, sono tuttora prevalenti rispetto a quelli dei
‘diversi’, si mangia negli stessi ristoranti, magari fianco a fianco senza saperlo, si va nelle stesse toilette, si
pagano le stesse tasse, si ‘dovrebbe’ essere uguali davanti alla legge, ma così non è. Un paese di politici
iscritti ad associazioni moraliste che poi vengono regolarmente beccati in festini a base di donnine e
droghe, o a ricevere mazzette. Una popolazione che si distingue per un malcelato machismo che pare
essere un grado distintivo dei maschi italiani, per una forma di puritanesimo e finto moralismo, che di
giorno condannano le ‘diversità’ salvo poi accendere Youporn la notte o congiungersi, al 70%, con i propri
amanti.
MAURIZIO DONINI