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Infolampo: voucher – cementificazione

cementificazioneVoucher, guardia alta contro gli imbrogli

Attraverso gli emendamenti alla manovra correttiva al Senato, è in corso il tentativo di reintrodurre

norme sul lavoro occasionale addirittura peggiorative dei buoni aboliti. Camusso: si apre “un problema

democratico”. Tutta la Cgil mobilitata

Aumenta il rischio che i voucher, buttati fuori dalla finestra grazie alla campagna referendaria della Cgil e

al successivo decreto del governo convertito in legge dal Parlamento, rientrino dalla porta della manovra

correttiva – in questi giorni all’esame del Senato -, a cavallo di

qualche emendamento gattopardesco di matrice governativa o

partitica. A Palazzo Madama è in corso il tentativo di

reintrodurre, all’interno della manovra di correzione dei conti,

norme sul lavoro occasionale che prefigurerebbero un

peggioramento di quanto soppresso dal Parlamento poche

settimane fa. Un tentativo che, oltre che smentire l’impegno del

governo a un confronto con le parti sociali, secondo la Cgil

“prefigura un vero e proprio imbroglio”.

Tra i vari emendamenti presentati in commissione Bilancio al

Senato, spiccano i “ritocchi” che aprono la strada a nuove forme

di buoni lavoro, dai coupon per il “lavoro breve” proposti da Ap,

alla “card” per il lavoro saltuario ipotizzata dalla Lega, al

“libretto famiglia” suggerito dal Pd. E il senatore Maurizio

Sacconi individua proprio nella “manovrina” il “veicolo utile”

che “consenta a tutte le imprese, piccole e grandi, una agevole regolazione dei lavori brevi la cui esigenza

si manifesta con poco preavviso”.

La reazione della Cgil non si è fatta attendere. Se dalla manovra di aggiustamento di bilancio usciranno

norme che non sono in coerenza con l’intervento che ha abolito i voucher, “valuteremo tutte le iniziative

di contrasto possibili, a partire da un nuovo coinvolgimento della Corte di Cassazione”. È quanto si legge

in una nota della confederazione. Inaccettabile, secondo il sindacato, che una manovra che dovrebbe

correggere i conti “sia diventata lo strumento per negare le ragioni di milioni d’italiani, che con le loro

firme hanno permesso di indire i referendum e che tutto ciò avvenga dopo la decisione di abolizione dei

voucher assunta pochi giorni fa dallo stesso Parlamento e l’annullamento dell’appuntamento referendario

deciso dalla Consulta in considerazione del superamento delle richieste in esso contenute”.

“Bisogna smetterla ed essere molto netti. Le norme per il lavoro stagionale ci sono tutte, le norme per il

lavoro a termine ci sono tutte, le norme per il lavoro temporaneo e di breve periodo ci sono tutte”. Lo ha

chiarito, rispondendo alle domande dei cronisti, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a

margine del congresso straordinario del sindacato in Campania. “Non è vero – ha proseguito Camusso –

che il lavoro non è in grado di procedere se non c’è un’ennesima forma di precarietà e assenza di contratto

di lavoro, come quella dei voucher. Tant’è che, dove si vuole, le stesse associazioni stanno

Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/voucher-guardia-alta-contro-gli-imbrogli

Passata la festa,

gabbate le mamme

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Città italiane sempre più cementificate

Negli ultimi anni il processo di urbanizzazione e la dinamica espansiva di città e agglomerati urbani ha

registrato un forte incremento. Il rapporto dell’Istat “Forme, livelli e dinamiche dell’urbanizzazione in

Italia”

di Giacomo Pellini

Negli ultimi anni il processo di urbanizzazione e la dinamica espansiva di città e agglomerati urbani non

ha accennato a diminuire. Anzi, ha registrato un forte incremento. Questo è quello che sostiene l’ultimo

rapporto dell’Istat, Forme, livelli e dinamiche dell’urbanizzazione in Italia, uno studio dettagliato che

analizza l’evoluzione delle aree urbane in relazione ai fenomeni demografici, economici e sociali.

Il dato più interessante è stata la crescita, nel decennio 2001 – 2011, delle aree urbane: +8,5%, pari, in

valori assoluti, a 1600 Km2. Un aumento registrato soprattutto nelle aree non urbane (9,5%), piuttosto

che nelle città medie (8,2%) e in quelle grandi (7,1%).

Ma come è stata condotta la ricerca? Nello specifico il paper individua 21 sistemi locali – in poche parole

le grandi aree urbane e tutto il territorio intorno – in cui i processi di urbanizzazione sono più avanzati,

oltre a 86 città di medie dimensioni e a 504 piccole realtà. Per definire cosa sia l’urbanizzazione e

calcolarne il grado sono stati presi in esame i principali studi nazionali e internazionali, tenendo in

considerazione due diverse linee interpretative: da un lato quella demografica, relativa alla presenza della

popolazione nelle aree metropolitane, dall’altra quella territoriale, che a sua volta, tiene conto di una

molteplicità di fattori, tra cui il consumo del suolo, la diffusione e la concentrazione.

Dal rapporto emerge come dal 2001 tutti e 21 i sistemi urbani si sono estesi di oltre il 10%. In particolare

le aree che sono cresciute di più sono Bologna (17,1%), Taranto (13,3%) e Torino (11,6%).

Se confrontiamo il livello di estensione delle principali realtà urbane, con quello di urbanizzazione

possiamo comprendere appieno il fenomeno: i 21 sistemi coprono complessivamente “solo” l’8% della

superficie totale nazionale – circa 27 mila Km2 – ma raccolgono oltre il 25% degli insediamenti abitativi.

Di contro, le città medie coprono il 25% del territorio nazionale, ma rappresentano solo il 29% dei sistemi

abitati. Roma e Milano, ad esempio, sono due centri altamente urbanizzati, con un’estensione

complessiva, rispettivamente dell’1,3% e dello 0,6%, ma con una superficie totale delle aree abitate del

4% e 3,6%.

Il processo è ancora più evidente, se al posto degli insediamenti urbanizzati prendiamo in considerazione

la popolazione residente: nelle principali realtà urbane vivono oltre 22 milioni di persone – il 36,3% della

popolazione nazionale – mentre le quattro realtà che superano il milione di abitanti contano il 20% della

popolazione nazionale complessiva. I 21 sistemi, sottolinea il rapporto, presentano anche alti livelli di

densità abitativa: nel 2015 le principali realtà urbane presentavano, in media, valori pari a 828 abitanti per

Km2, contro una media complessiva nazionale di 201; le città di medie dimensioni, infatti presentano un

dato in linea con la media nazionale (223 abitanti per Km2), mentre nelle città piccole la densità abitativa

è molto ridotta (111 abitanti per Km2).

Per capire appieno i trend storici relativi all’aumento della popolazione nelle 21 principali realtà urbane,

l’Istat introduce i concetti di core – il nucleo centrale delle città – e di ring – le periferie. Nel decennio

1951 – 1961, l’aumento della popolazione nelle aree, complessivamente di 2,8 milioni, registra una

crescita record nei core (+2,0 milioni) rispetto ai ring (+800000). Una tendenza che si inverte nel

decennio successivo: nonostante la crescita positiva sia nei core che nei ring, le periferie sperimentano un

aumento di 200 mila unità in più rispetto ai centri. Nei tre decenni che vanno dal 1971 al 2001, le aree,

complessivamente, dapprima rallentano la crescita e poi decrescono: tra il 1971 e il 1981 si registra un

aumento di 980000 unità, mentre nei vent’anni successivi i core registrano un decremento di 1.750.000

persone; una diminuzione non compensata dal trend leggermente positivo registrato nei ring, e che porta

ad una perdita di circa 255 mila residenti. Solo nel decennio 2001 – 2011 si ha una controtendenza, con

un aumento della popolazione urbana di 820 mila persone; il trend è negativo nei core (-82 mila) ma

compensato dall’afflusso di persone nei ring (+903 mila).

E per quanto riguarda l’Europa? Per confrontare il caso italiano a quello di altri Paesi europei il rapporto,

riprendendo i dati satellitari contenuti nel database Urban Atlas, classifica i rilevamenti in 5 macro aree

(aree artificiali, agricole, boschive, umide e acque). Il parametro che rileva i livelli di urbanizzazione è

quello del suolo artificiale: nel 2012 l’Italia registra una superficie artificiale del 7% su una media

europea del 4,1%. I Paesi europei che presentano i valori più alti sono Malta (32,6%), Paesi Bassi

(12,3%), Belgio (12,1%) e Lussemburgo (10,1%), mentre gli esempi più virtuosi sono Finlandia, Svezia e

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