Infolampo: Salute – Innovazione
La salute? Costretti a pagarsela
Minori risorse pubbliche per la sanità rispetto al passato e rispetto agli altri Paesi. Così continuano a
crescere gli italiani che rinunciano alle cure. Difesa del diritto alla salute e universalità del sistema
sanitario pubblico l’unica vera alternativa
di Nuccio Iovene
Sono ormai più di 12 milioni i cittadini italiani che nell’ultimo anno hanno rinunciato a curarsi per ragioni
economiche (quasi l’11% in più rispetto a quanti avevano rinunciato nell’anno precedente). E’ questo il
dato più drammatico emerso dall’indagine presentata dal Censis nei giorni scorsi nell’ambito del “welfare
day 2017”. La spesa sanitaria pubblica italiana è stata pari nel 2016 al 6,8% del PIL, in Francia invece è
stata dell’8,6% e in Germania si è arrivati al 9,4%. Secondo la Corte dei Conti dal 2009 al 2015 in Italia si
è registrata una riduzione del valore pro-capite dell’1,1% all’anno della spesa sanitaria pubblica in termini
reali mentre nello stesso periodo in Francia la stessa è aumentata dello 0,8% all’anno e in Germania del
2% all’anno.
Minori risorse pubbliche per la sanità rispetto al passato e rispetto agli altri Paesi, in un Paese in cui,
come abbiamo più volte denunciato, sono cresciute povertà ed esclusione sociale. Ecco le ragioni
principali di questa rinuncia alle cure di tanti cittadini. Ma, purtroppo, non c’è solo questo. Ticket e liste
d’attesa interminabili fanno il resto, spingendo sempre più persone verso la sanità privata e alimentando
un circolo vizioso che aumenta le aree di disagio e povertà. Dal rapporto emerge ad esempio che per una
visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma l’attesa sale a 79 giorni al
Centro oppure che per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e
nel Mezzogiorno l’attesa arriva a 142 giorni.
E così nel 2016 la spesa sanitaria privata degli italiani ha superato i 35 miliardi di euro (con un aumento
del 4,2% rispetto al 2013) e così insieme ai 12 milioni di cittadini che hanno rinunciato alle cure ce ne
sono stati altri 13 milioni che nell’ultimo anno hanno sperimentato difficoltà economiche e una riduzione
del tenore di vita per far fronte a spese sanitarie di tasca propria, 7,8 milioni hanno dovuto utilizzare tutti i
propri risparmi o indebitarsi con parenti, amici o con le banche, e 1,8 milioni sono entrati nell’area della
povertà. Inoltre il 51,4% delle famiglie con al proprio interno una persona non autosufficiente, che hanno
affrontato spese sanitarie di tasca propria, hanno avuto grandi difficoltà economiche.
Come se non bastasse crescono anche le diseguaglianze tra le diverse regioni: se nel nordest l’80% dei
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L’innovazione tecnologica al servizio della democrazia
Colla (Cgil): “Quello della disintermediazione è un tema oramai globale. Trova alimento nella
suggestione ideologica di coloro che pensano che nel mondo, dove ciascun individuo è connesso, non sia
più necessario il ruolo della rappresentanza”
di Guido Iocca
La piattaforma Idea Diffusa è, dopo il Coordinamento politiche industriali, la Consulta industriale, il
Comitato scientifico per le politiche industriali, l’ultima arrivata di una serie di strumenti messi in campo
dalla Cgil per comprendere e rappresentare il mondo del lavoro 4.0, quello forse più coerente con la linea
strategica che la confederazione persegue in questa fase: fare rete con i lavoratori, che vivono
l’innovazione ogni giorno, ma anche, e soprattutto, nella costruzione di un rapporto con persone esterne al
mondo sindacale, per attrarre nuove idee e mettere in moto un processo di contaminazione reciproca. Ne
parliamo con Vincenzo Colla, chiamato a occuparsi nell’ambito della segreteria confederale delle
politiche industriali e in particolare del piano Industria 4.0.
Rassegna Colla, come definiresti Idea Diffusa: la naturale evoluzione di un percorso dettato dalla
necessità di governare i cambiamenti imposti dalla tecnologia o un’iniziativa all’insegna
dell’innovazione?
Colla L’una e l’altra cosa. Avevamo entrambi i bisogni. Da una parte, era necessario strutturare un
modello che fosse in grado di coinvolgere nuove competenze nel lavoro di analisi e di elaborazione,
quelle di docenti, esperti e accademici, e dall’altra poter mettere questo patrimonio umano in sinergia con
le esperienze e le conoscenze sindacali, mettendo in rete le buone pratiche. Penso che essere arrivati fin
qui sia un risultato importante. Idea Diffusa ci dà la possibilità di dotarci di strumenti organici ed
efficienti, quello che abbiamo chiamato un service a vantaggio di categorie e territori, capace di avere un
impatto sul terreno più proprio del sindacato: la contrattazione.
Rassegna Non trovi sia un po’ paradossale che lo strumento assurto a simbolo della disintermediazione,
sia sociale che politica, si candidi a diventare un punto di forza per il rilancio dell’azione sindacale nel
campo delle politiche industriali?
Colla Quello della disintermediazione è un tema oramai globale. Trova alimento nella suggestione
ideologica di coloro che pensano che nel mondo, dove ciascun individuo è connesso, non sia più
necessario il ruolo della rappresentanza. Si arriva a ipotizzare che da qui a breve la tecnologia potrà
sostituire la democrazia in una sorta di plebiscitarismo tecnologico. Noi invece crediamo nella funzione
storica e sociale dell’innovazione tecnologica. Pensiamo che il modo migliore per favorire questa
funzione sia di metterla al servizio della democrazia e con essa del sistema di rappresentanza. Come ha
già detto qualcuno, potremmo parlare di “eterogenesi dei fini”. Molto più concretamente, penso che non
sia più possibile rinunciare ai vantaggi di questo potenziale tecnologico.
Rassegna La tecnologia non è neutrale…
Colla Esatto, dipende da come la si usa. Noi non affidiamo alla rete il compito di raccogliere i pareri di
tutti e poi sono gli stessi che hanno postato la domanda a scegliere la risposta, senza rendere conto dei
criteri utilizzati. Abbiamo deciso di partire da un ambito che salvaguardi competenza e rappresentanza in
una rete protetta che non crei disintermediazione. Piuttosto vogliamo generare una relazione condivisa sui
temi e sugli obiettivi, allargando l’apporto del pluralismo di idee in modo da qualificare la nostra capacità
di analisi e di autoformazione. Una fonte di conoscenza che risponda in tempo reale alle domande del
gruppo dirigente e di coloro che sul territorio e nelle categorie contrattano in prima linea e che hanno
bisogno di nuovi stimoli per governare i processi di cambiamento.
Rassegna Non c’è il rischio che l’utilizzo della piattaforma digitale alla lunga faccia perdere di vista al
sindacato l’importanza dell’azione a stretto contatto – propria di uno storico modus operandi dei
cosiddetti corpi intermedi solidi – con i lavoratori e con gli stessi suoi militanti?
Colla Questo mai. Piuttosto dobbiamo sapere che non è possibile andare dai lavoratori senza le
conoscenze appropriate sull’impatto che le nuove tecnologie avranno sui processi produttivi. Abbiamo
pensato la piattaforma proprio per rafforzare il ruolo della contrattazione. In questo l’intermediazione non
cambia nella necessità di un rapporto diretto con il lavoratore, al contrario, migliorando capacità di analisi
o di proposte, la rafforza. Un metodo che rappresenta in un certo qual modo l’evoluzione delle conferenze
di produzione, così come della pratica di far anticipare le vertenze aziendali dagli studi di caso degli anni
passati. In entrambe quelle esperienze, le conoscenze si trovavano nell’azienda, spesso tra i lavoratori più
qualificati, oppure nell’ambito sindacale. Ma quelle realtà aziendali allora contenevano tutto il ciclo
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