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Infolampo: città, scuola

Ripensare città e modelli abitativi per un’Italia che
invecchia
Per la prima volta nella storia, la popolazione urbana nel mondo ha superato la popolazione rurale. Nel
2014 la popolazione urbana ha raggiunto i 3.900 milioni, pari al 54% della popolazione mondiale. Un
cambiamento di grandissima portata, uno “squilibrio” che avrà conseguenze pesanti dalle politiche di
welfare all’ambiente. Si prevede che entro il 2050 il mondo sarà per un terzo rurale (34%), per due terzi
urbano (66%), più o meno il contrario della distribuzione globale della popolazione rurale e urbana
della metà del XX secolo.
Anziani e bambini saranno i soggetti sociali che più risentiranno di queste trasformazioni.
L’Italia è tra le punte avanzate del processo di trasformazione demografica, arrivando ad essere uno dei
paesi più longevi del pianeta, sta inoltre affrontando il processo urbanizzazione che nel 2050 la porterà ad
avere ben il 78% della popolazione urbana.
Di Standard edilizi ed urbanistici per l’invecchiamento attivo, dell’esigenza di pensare a nuovi modelli
abitativi per rispondere a questi profondi cambiamenti, si è
parlato a Roma in un Seminario Nazionale organizzato
dall’associazione Abitare e Anziani, giovedì 11 gennaio
2018.
“Non c’è ancora un’adeguata consapevolezza e
lungimiranza di ciò che sta accadendo da parte del mondo
della politica” ha sottolineato il direttore di AeA Claudio
Falasca nella relazione introduttiva. “Come indica il
rapporto UE “Anziani e casa nell’unione Europea” ha detto
– è necessario ripensare profondamente le relazioni degli
anziani con la casa e il contesto di quartiere in quanto è sui
caratteri di queste relazioni che si fonderà in futuro la
qualità della vita nella terza e quarta età”. “Occorre darsi
degli obiettivi chiari come adeguare il patrimonio
immobiliare degli anziani alle loro nuove esigenze – ha
proseguito – adeguare le strutture per l’ospitalità degli
anziani non autosufficienti (RSA); promuovere nuovi modelli abitativi capaci di soddisfare la prevedibile
crescente domanda di domiciliarità; adeguare i quartieri alle esigenze di una popolazione sempre più
longeva, con particolare riferimento ai servizi per la domiciliarità.”
I riferimenti normativi ci sono: dal Codice Civile alle leggi in materia urbanistica, dai regolamenti edilizi
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Macerata, continua il caso dei
lavoratori fantasma

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www.flcgil.it
Cgil e Flc, povertà educativa e dispersione scolastica
emergenza nazionale. Le priorità del sindacato
Roma, 12 gennaio – “Da sempre denunciamo che dispersione scolastica e povertà educativa nel nostro
Paese sono un’emergenza nazionale, aggravata dai profondi divari territoriali. Emergenza per la quale
occorre avviare un nuovo corso di politiche pubbliche in grado di realizzare interventi concreti e
realmente efficaci, contro il prematuro abbandono del sistema educativo e per migliorare la qualità degli
apprendimenti”. È quanto si legge in una nota congiunta di Cgil nazionale e Flc Cgil in merito al
Rapporto della Cabina di regia, istituita presso il MIUR, per la lotta alla dispersione scolastica e alla
povertà educativa, presentato martedì scorso.
“Alla Cabina di regia – sostengono Confederazione e categoria – riconosciamo il coraggio di affermare
che, nonostante le esperienze diffuse in tutto il Paese e le tante risorse pubbliche investite, non sono stati
ottenuti i risultati auspicati. Questo al di là del calo, registrato dal 2000 ad oggi, dei cosiddetti Early
School Leavers, giovani tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza media”. Un dato che “registra l’esito di un
percorso ‘a danno avvenuto’”, motivo per cui è necessario “far funzionare a pieno regime l’Anagrafe
degli studenti per poter intervenire in tempo reale grazie al monitoraggio dei segnali che conducono
all’insuccesso scolastico e all’abbandono”.
Nel documento si indicano infine le priorità di intervento per Cgil e Flc. “Favorire la costituzione di
presidi educativi territoriali, con investimenti ingenti sull’ampliamento del tempo scuola, soprattutto al
Sud; rafforzare lo sviluppo di curricoli verticali e integrati tra i vari ordini di scuola potenziando la
didattica per competenze e percorsi di apprendimento duale; valorizzare le professionalità docenti, anche
contrattualmente; e – si legge in conclusione – avviare un’intensa e operativa disamina di riforma dei cicli
di istruzione per rendere flessibile e con standard di qualità omogenei l’offerta educativa, finora
fortemente differenziata tra territori, tra ordini di scuola e tra scuola e formazione professionale”.

Il documento completo

Povertà educativa e dispersione scolastica
Le priorità della CGIL e della FLC

La Cabina di regia per la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, istituita presso il
MIUR, ha presentato un Rapporto per rilanciare una politica nazionale che sia finalmente in grado
di contrastare in modo efficace quella che la Cgil da sempre denuncia come un’emergenza
nazionale. Alla Cabina di regia va riconosciuto il coraggio di affermare che, nonostante le numerose
esperienze diffuse in tutto il Paese, le tante risorse pubbliche investite attraverso i Programmi
Operativi Nazionali sostenuti dai Fondi Strutturali Europei, la produzione notevole di studi e
analisi, non si sono ottenuti i risultati auspicati. E questo al di là dei numeri complessivi che
indicano come la percentuale dei giovani tra i 18 e i 24 anni in possesso della sola licenza media – i
cosiddetti Early School Leavers – siano in calo dal 2000 ad oggi, passando dal 25% al 13,8%.
Chi si occupa concretamente e da tempo di dispersione scolastica è ben consapevole che quella
degli Early School Leavers è una misura che registra l’esito di un percorso ‘a danno avvenuto’. La
Cgil ha ribadito più volte come non sia più rinviabile la questione di un’Anagrafe degli studenti
funzionante a pieno regime, che consenta intervenire ‘in tempo reale’, grazie a un monitoraggio
costante di quei segnali – assenze regolari, frequenze irregolari, interruzioni di percorso, bocciature
– che conducono all’insuccesso scolastico e ad un abbandono prematuro del sistema educativo.
Occorre, poi, contribuire al miglioramento della qualità degli apprendimenti. In Italia ci sono ancora
quote elevate di studenti con scarse competenze di base: un quindicenne italiano scolarizzato su
cinque non capisce quel che legge, uno su quattro non riesce a risolvere un problema elementare di
matematica. Dietro questi valori medi nazionali, si (dis)perdono persone, generazioni di genitori e
figli che vivono, anzi, subiscono le conseguenze dei fortissimi divari territoriali, con molti studenti
delle regioni del Mezzogiorno che non riescono a uscire da condizioni di emarginazione.
Queste sono le priorità per la CGIL:
1) favorire la costituzione di presidi educativi territoriali, a partire da investimenti ingenti
sull’ampliamento del tempo scuola, soprattutto al Sud, per favorire processi di integrazione delle
risorse scolastiche con quelle del territorio;
2) rafforzare lo sviluppo di curricoli verticali e integrati tra i vari ordini di scuola, attraverso il

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nazionale-le-priorita-del-sindacato/