Bloccare i nuovi arrivi di immigrati e rimpatriare i
Siamo nelle condizioni in cui dire “bloccare i nuovi arrivi
di immigrati e rimpatriare i clandestini” per molti è
sinonimo di affermazione “razzista”. Sono le parole di
Graziella Ciriaci, imprenditrice ortezzanese candidata dal
partito di Forza Italia, all’uninominale per il Senato, al
collegio Marche sud (Fermo, Ascoli Piceno e basso
Maceratese) per le elezioni politiche del 4 marzo, espresse
durante un confronto con gli elettori, su uno dei temi
centrali e più delicati della campagna elettorale: quello dei
disagi sociali e dell’immigrazione. Il disordine, le
difficoltà, spesso la violenza legate al fenomeno
dell’immigrazione incontrollata sono sotto gli occhi di tutti.
Eppure – ha proseguito la candidata – parlare della
necessità di agire a livello politico europeo per ripianificare
il contesto immigrazione e riflettere sulle condizioni socio
culturali attuali, non è facile per molte persone che additano
questa necessaria presa di coscienza come stile “razzista”.
Invece, un tema così importante e centrale che mette in
gioco il futuro di una nazione fatta di uomini e donne, non
può essere strumentale né ad una campagna elettorale né a
nessun credo partitico. I fatti di sangue che sono avvenuti
nelle Marche, come in tutta Italia, dimostrano il fallimento
del sistema politico degli ultimi anni, che ha la grave colpa
di aver trasformato i valori di accoglienza, integrazione e
senso di comunità, custodi dello sviluppo socio culturale di
una nazione, in una triste guerra tra poveri. Mettendo da
parte ogni slogan razzista che offende e svilisce chiunque,
restano disagi, difficoltà, malesseri e addirittura imbarazzi,
all’interno di un contesto socio culturale che sta
implodendo trascinando con sé anche chi, nella solidarietà e
nell’accoglienza, ha sempre creduto come valori di crescita
e allo stesso tempo ha sempre rifiutato la violenza. Ecco
allora che: “bloccare i nuovi arrivi di immigrati e
rimpatriare i clandestini” (attraverso accordi internazionali
che permettano anche di salvare in mare chi rischia di
annegare) diventa sinonimo di rispetto per il prossimo, vera
fiducia nell’integrazione basata sulla solidarietà e
soprattutto diventa lo stimolo per costruire una società
forte, radicata sulla buona qualità della vita, condizione
spettante di diritto a tutti, che il governo ha l’obbligo di
garantire. Sfido chiunque, oggi, a parlare di buna qualità
della vita e invito a riflettere sullo stato della situazione
reale, affinché ognuno creda nella possibilità del
cambiamento e nel raggiungimento di un vero equilibrio
sociale, fondato su coesione interna e sviluppo umano.
Certi della vostra disponibilità,
Ringrazio e saluto cordialmente.
Graziella Ciriaci