Il tema della violenza sulle donne fa tappa il 24 febbraio al Teatro Misa di Arcevia
Nuovo appuntamento, sabato 24 febbraio alle ore 21,15, al Teatro Misa di Arcevia per la Stagione di Prosa promossa dal Comune di Arcevia con la direzione artistica ed organizzativa dell’ATGTP Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata, e con il sostegno con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo della Regione Marche-Servizio Beni e Attività Culturali.
Tre attrici di grande bravura, Lucia Bendia, Betta Cianchini, Elisabetta De Vito, sono le protagoniste di “Ferocia. Fateci smettere questo spettacolo”, di e con Betta Cianchini, per la regia di Gabriela Eleonori, produzione 369gradi in collaborazione con Teatro Valmisa.
Ferocia porta in scena tre storie di donne, tre diverse vite che si incrociano sul palco, acidamente e beffardamente. Una giovane donna innamorata, una professionista alto-borghese e una madre. Tre donne che vogliono raccontarsi, vogliono ricordare e colpire la nostra attenzione. Un arabesco pulsante di “necessità e urgenza di parlare”. Tre vicende diverse che si identificano in una barbarie “tra le mura poco domestiche”. Il Focus è la lotta contro il fenomeno del femminicidio e l’obiettivo è portare alla ribalta il problema da un punto di vista troppo spesso ignorato: gli uomini violenti sono stati prima di tutto figli, fratelli, alunni, mariti, compagni e padri; è soprattutto a loro che bisogna parlare; per questo la collaborazione con BeFree e C.A.M. Centro Ascolto Uomini Maltrattanti nella fase di scrittura e per la messa in scena è stata fondamentale. Ferocia è tratto dal format “Storie di donne”, un progetto formativo/performativo ed informativo sulla violenza contro le donne ideato da Betta Cianchini.
“Le storie raccontate sono storie italiane”, spiega la regista, Betta Cianchini. “Ogni storia messa in scena – spiega – è un puzzle di tante storie. Questo perché mai avrei messo in scena una storia unica, così com’è. Questo modo di raccontare la crudeltà del fenomeno mi ha sempre permesso di non profanare una vita che già di suo di soprusi e dolorosa profanazione ne era intrisa. Purtroppo il paradigma mentale femminile (e a volte anche maschile) è molto spesso lo stesso. Il sentirsi improvvisamente in un film horror, (lo dicono molto spesso le donne, durante la denuncia) in una gabbia mentale e la paura di uscire dalla stessa. Quindi l’impotenza e soprattutto l’incapacità di riuscire a raccontare agli altri la verità. Più l’estrazione sociale, culturale ed economica della donna è alta, più il disagio nel raccontarsi è prepotente, potente e invalidante. E più alta è la percentuale delle donne che mettono piede in caserma o in centro antiviolenza e scappano. Ma non si vuole assolutamente intellettualizzare un Progetto che ha per obiettivo quello di trattare il tema e soprattutto di parlare agli uomini attraverso le donne. Normalmente dietro queste ‘operazioni’ c’è il crogiolamento nel dolore ‘tout court’. Questo sarebbe troppo facile e non servirebbe a nessuno, anzi servirebbe ad allontanare l’attenzione della società civile dal problema. Bisogna parlare con ‘semplicità emotiva nella narrazione’ che è cosa ancor più difficile ma tanto più urgente. E bisogna raccontare queste storie perché spesso anche quando si denuncia c’è qualcosa che si inceppa, che non va avanti. Perché tanti casi di donne uccise nonostante la denuncia?”
La Stagione prosegue venerdì 16 marzo ore 21,15 con Anna Mazzamauro in “Nuda e Cruda”, regia da Livio Galassi, vero e proprio cavallo di battaglia della popolare e bravissima attrice, indimenticabile signorina Silvani di Fantozzi. Nella pièce, di cui è protagonista ed insieme autrice, la Mazzamauro esorta il pubblico a spogliarsi dei ricordi cattivi, degli amori sbagliati, dei tabù del sesso, a liberarsi dalla paura della vecchiaia, ad esibire la propria diversità attraverso risate purificatrici.
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