A giudizio della Corte dei conti europea, gli interventi dell’UE per contrastare la radicalizzazione
Il sostegno fornito dall’UE allo sforzo di contrasto della radicalizzazione degli Stati membri risponde in maniera adeguata alle loro esigenze, ma presenta alcune carenze di coordinamento e valutazione, secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea. La Commissione non è in grado di dimostrare la reale efficacia delle azioni finanziate dall’UE in materia di lotta alla radicalizzazione per cui, a detta della Corte, vi è il rischio che non riesca a trarne insegnamenti utili per il futuro.
Gli Stati membri sono responsabili della sicurezza nazionale, anche in materia di lotta al terrorismo. Hanno il compito di definire e attuare misure volte a contrastare la radicalizzazione, fenomeno per cui alcune persone abbracciano ideologie e comportamenti estremisti che potrebbero indurle a compiere atti terroristici. I sospetti coinvolti nei recenti attentati terroristici in Europa erano perlopiù cittadini europei che si erano radicalizzati. La Commissione europea sostiene gli sforzi degli Stati membri e favorisce lo scambio delle buone pratiche.
Il sostegno fornito dall’UE agli Stati membri per la lotta alla radicalizzazione è finanziato da vari fondi, come il Fondo sicurezza interna, il programma Orizzonte 2020, il programma Giustizia, Erasmus+ e il Fondo sociale europeo (FSE).
“La Commissione ha coordinato il sostegno fornito dai suoi diversi servizi ed ha attivato numerose sinergie. Tuttavia, vi sono ancora margini di miglioramento”, ha dichiarato Jan Gregor, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Essa non dispone di un quadro completo delle azioni finanziate dall’UE e i fondi UE utilizzati non si avvalgono di indicatori o di valori-obiettivo per misurare la riuscita della lotta alla radicalizzazione.”
La Corte ha rilevato che la rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione, che mette in contatto psicologi, insegnanti, operatori sociali, rappresentanti della polizia, del personale carcerario e di quello addetto alla sorveglianza delle persone in libertà provvisoria di tutta Europa che lavorano con la popolazione vulnerabile alla radicalizzazione, non è stata sfruttata appieno. I traguardi raggiunti sono stati spesso misurati in termini di attività (ad esempio, numero di riunioni tenute o documenti stilati) anziché di efficacia (ad esempio, conoscenze acquisite, impatto esercitato sul lavoro dei partecipanti).
L’Unità UE addetta alle segnalazioni su Internet, istituita in seno a Europol, segnala i contenuti online d’ispirazione terroristica e avvisa i fornitori di servizi come YouTube, Google, Facebook e Twitter. La Corte ha però rilevato che le statistiche UE non mostrano l’impatto delle azioni attuate dall’Unione europea sulla presenza di propaganda terroristica in Internet. Talvolta, materiale di propaganda che era stato rimosso viene semplicemente ricaricato o spostato su altre piattaforme (come in una “caccia del gatto al topo”).
Il lavoro di audit ha incluso visite presso le autorità nazionali in Belgio e in Francia per valutare la pertinenza e il valore aggiunto del sostegno che hanno ricevuto. La Corte raccomanda alla Commissione europea di migliorare il coordinamento delle azioni attuate per contrastare la radicalizzazione, accrescere il sostegno pratico agli operatori e ai responsabili delle politiche negli Stati membri e migliorare il quadro per la valutazione dei risultati.
Note agli editori
La Corte presenta le proprie relazioni speciali al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE, nonché ad altre parti interessate, come i parlamenti nazionali i portatori di interessi del settore e i rappresentanti della società civile. La grande maggioranza delle raccomandazioni formulate nelle relazioni speciali della Corte sono messe in pratica. Questo elevato livello di rispetto evidenzia il beneficio del lavoro della Corte per i cittadini dell’UE.
La relazione speciale n. 13/2018 “Lotta alla radicalizzazione che sfocia in atti terroristici: la Commissione ha risposto alle esigenze degli Stati membri, ma si osservano alcune carenze di coordinamento e valutazione” è disponibile in 23 lingue dell’UE sul sito Internet della Corte (eca.europa.eu).
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