La legge Collomb, nuova regole per l’immigrazione in Francia
“Ci siamo dati gli strumenti per preservare il diritto d’asilo che, altrimenti, non sarebbe stato garantito come invece sta accadendo in altri paesi europei” Gerard Collomb, ministro dell’interno francese
Il tema dell’immigrazione non è in primo piano solo in Italia, in Francia, proprio nel mese di agosto, è
passata la legge Collomb. Il nome è mutuato dal ministro dell’interno, il socialista Gerard Collomb, già visto come il Minnito di Francia, l’uomo forte del governo in materia di immigrazione. La legge è stata approvata prima dall’Assemblea Nazionale ed ora anche dal Senato con 100 voti a favore e 25 contrari divenendo attuativa.
L’Assemblea Nazionale francese aveva già approvato il progetto di legge sul diritto d’asilo/immigrazione,
con 228 voti a favore. I no sono stati 139, le astensioni 24 lo scorso aprile. “Humanisme réaliste” era stato il
commento di Macron, a fronte dei forti attacchi provenienti sia da destra che da sinistra, dal suo stesso
partito, dalle organizzazioni umanitarie. La legge prevede pene anche per chi aiuta gli immigranti, cosa che
capita spesso in alta quota, la strada alpina della Savoia è molto battuta e costellata di cadaveri. Ora chi li
aiuta rischierà fino a 5 anni di carcere e 30.000 euro di multa, difficile dire dove sia l’umanismo di cui parla il Presidente francese.
Sommersa da 1.100 emendamenti, la legge è passata con alcuni aggiustamenti, ha perso per strada la
riduzione del tempo per fare appello da parte del migrante contro il rifiuto di asilo. Ma i tempi per proporre
la richiesta passano da 11 a 6 mesi, e chi non ottiene lo status di rifugiato verrà detenuto nei centri di
accoglienza fino a 90 giorni, contro i 45 precedenti. Ricordiamo che Parigi, lo scorso anno, ha respinto
85mila richieste d’asilo su 100mila presentate all’Office français de protection des réfugiés et apatrides
(Ofpra).
Resta poi lo scoglio dei centri di detenzione, perché per respingere un migrante al proprio paese di origine
si necessita di un decreto di espulsione, la Oqtf (Obligation de quitter le territoire français). Ma questa ha
bisogno di un visto consolare rilasciato proprio dal paese di origine, quindi si devono instaurare accordi
bilaterali, quello con il Marocco è stato firmato, ma non funziona. In questi casi cosa succede? Che il
migrante resta rinchiuso nei centri di accoglienza e detenzione.
MAURIZIO DONINI