DISCOTECHE CHIUSE PER I MINORI, IL DIBATTITO È APERTO
Con l’animo ancora scosso per la strage di Corinaldo, nei giorni scorsi ho depositato in Senato un disegno di legge che per i minori di sedici anni fissa alla mezzanotte il limite massimo di apertura di discoteche, sale da concerto e simili. Ieri il presidente del Popolo della famiglia della regione Marche, Fabio Sebastianelli, ha detto che il provvedimento “va nella direzione giusta, ma non basta”: propone di vietare gli eventi serali a tutti i minori di 18 anni e suggerisce il ritorno alle discoteche pomeridiane. Bene, ottimo spunto. Confesso che ci avevo pensato.
Continuo a ritenere più coerente con l’epoca che viviamo fissare il limite ai 16 anni, ma rimpiango anch’io i tempi in cui dai quattordici ai sedici anni la “trasgressione” si svolgeva il sabato pomeriggio in una delle due o tre discoteche allora di moda. Erano orari più adatti all’età, erano ambienti più controllati. Fissare il divieto per i minori di 16/18 anni di entrare in una discoteca dopo le 20 potrebbe incoraggiare i gestori a ripristinare le aperture pomeridiane, e l’intera questione rientrerebbe d’un balzo nel solco della normalità. Del buonsenso.
Perché non ho allora fissato questi limiti nel mio disegno di legge? Per due ragioni. La prima è, credo, psicologica. Non ho voluto essere considerato un pasdaran. La seconda ragione è più politica. Ritengo che in casi come questo lo spirito dei tempi debba essere contrastato, ma con equilibrio. Un passo alla volta nella direzione giusta. Non si tratta di ragioni forti, me ne rendo conto. Perciò non ho problemi a pensare di poter correggere il provvedimento.
Prima di farlo, però, suggerisco di approfondire il tema. Di anticipare il lavoro che normalmente la politica svolge nelle commissioni parlamentari. Se si apre un dibattito, è giusto che vi partecipino tutti. Anche, ovviamente, gli esercenti. Non solo è giusto, è anche utile. Come utile è ribadire che nessuno intende condurre una crociata contro le discoteche in quanto tali. Credo nella libertà e nel principio di responsabilità: che gli adulti siano liberi di trascorrere il tempo dove vogliono e come meglio possono. Ma i ragazzini no. I ragazzini vanno preservati. E non solo perché non sono maggiorenni. Vanno preservati perché non hanno ancora gli strumenti per affrontare la più adulta tra le fasi della vita umana, quella notturna. Mentre hanno il diritto di vivere con pienezza le esperienze naturali della loro età. Imporgli orari e luoghi “da grandi” è innaturale, ne distorce il carattere e li espone a inutili rischi. Che aspettino di crescere.
Chiarito questo, si dia il via al dibattito. Curioso di vedere dove ci spingerà.