Coldiretti Marche, la presidente Gardoni alla Consulta regionale sulla legalità: “Chiediamo pene più severe per contrastare agromafie e caporalato”
La legalità in agricoltura si favorisce inasprendo le pene, fino ad arrivare alla chiusura delle attività nei casi più gravi. Un concetto che Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, ha rilanciato questa mattina nel corso della riunione della Consulta regionale per la legalità e la cittadinanza responsabile. Un organo che è stato istituito lo scorso anno e che ha la responsabilità di fare il punto della situazione sulla nostra regione sul tema. Coldiretti Marche ha descritto lo scenario attuale. La nostra regione non è immune da fenomeni di illegalità in agricoltura come lo sfruttamento, il caporalato o le infiltrazioni mafiose. Nelle Marche, dai dati aggiornati al 29 gennaio dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie, sono presenti 61 beni (tra immobili e aziende). Tra questi figurano 9 terreni agricoli, di cui due con annesso fabbricato rurale. Non solo. Nei primi 10 mesi del 2018 il Nas ha effettuato 647 ispezioni riscontrando 46 violazioni penali e 315 violazioni amministrative. Tra quelle che vanno per la maggiore troviamo 28 casi di cattivo stato di conservazione, 51 di mancanza di tracciabilità, 9 frodi in commercio. Ben 27 le denunce all’Autorità giudiziaria e 116 le segnalazioni all’Asur con 11 i sequestri penali, 192 sequestri amministrativi e 14 attività che si sono viste sospendere la licenza. Senza dimenticare le operazioni dell’Icqrf, l’Ispettorato Centrale di Repressione Frodi per Marche, Emilia Romagna e Lombardia che solo lo scorso anno ha scovato e sequestrato 160mila vasetti di pesche sciroppate, con la frutta che veniva rifilata alla grande distribuzione marchigiana come Made in Italy mentre in realtà proveniva dall’estero, e oltre 15mila litri di vino bianco generico venduto come Verdicchio dei Castelli di Jesi doc. Sulla legalità in agricoltura Coldiretti si spende da anni. “Coldiretti – ha spiegato Maria Letizia Gardoni – attraverso l’Osservatorio nazionale sulle agromafie presieduto dall’ex procuratore Giancarlo Caselli, ha da tempo proposto al Parlamento italiano una legge che contrasti i fenomeni di illegalità nel settore agroalimentare ma un disegno di legge non è stato ancora nemmeno calendarizzato nei lavori delle Camere. Noi chiediamo pene più severe e il blocco delle attività per chi non rispetta i disciplinari o per chi, sfruttando la manodopera, riesce ad abbattere i costi. Con gravi abusi sulle persone ma anche creando una concorrenza sleale nei confronti delle aziende sane che guardano alla salute e all’etica nel rispetto dei consumatori”. Proprio Caselli aveva ribadito l’importanza di darsi uno strumento legislativo adeguato lo scorso novembre durante un convegno organizzato alla Mole Vanvitelliana di Ancona da Coldiretti Marche.