GIOVANNI CESPA PRESENTA IL SUO NUOVO STUDIO SULLE PIATTAFORME E I MERCATI FINANZIARI
La ricerca del Professor Giovanni Cespa arriva al momento dell‘iniziativa, presa dalle più grandi società finanziarie di Wall Street, di sostenere la nascita di Members Exchange (MEMX).
Londra, 19 febbraio 2019. I servizi tecnologici possono fungere da sostituti strategici o diventare un complemento nella competizione tra piattaforme secondo una nuova ricerca della Cass Business School, (City University of London). I ricercatori hanno scoperto che l’ingresso libero sulle piattaforme produce un risultato migliore in termini di liquidità e ricchezza (liquidity and welfare) rispetto al monopolio non regolamentato.
Tuttavia, ciò non corrisponde necessariamente al risultato preferito dall’autorità di regolamentazione, in quanto le piattaforme entranti sul mercato impediscono di internalizzare gli effetti esterni che impongono su trader e concorrenti. Gli autori ritengono che controllare l’ingresso, o – meglio ancora – le tariffe d’ingresso delle piattaforme, possa servire ad aumentare il welfare degli investitori.
La ricerca arriva al momento opportuno, vista la notizia diffusasi recentemente secondo la quale alcuni dei maggiori broker e delle più importanti banche di Wall Street hanno sostenuto la nascita di una nuova borsa valori, detta Members Exchange (MEMX), che mira a rompere il dominio della Borsa di New York e del Nasdaq riducendo i costi.
Nel loro studio Exchange Competition, Entry, and Welfare, i ricercatori hanno combinato un modello di microstruttura di mercato a due periodi con un modello di concorrenza sul mercato caratterizzato dall‘ingresso in cui gli scambi forniscono servizi tecnologici, per analizzare gli effetti sulla ricchezza dei diversi regimi d‘ingresso sul mercato.
Secondo il Professor Giovanni Cespa, coautore del documento, questo approccio vede come un gioco tra tre parti la struttura di mercato che permette l‘interazione tra i trader: gli attori del mercato (intermediari finanziari e trader), le piattaforme di trading e l‘autorità di regolamentazione.
Il Professor Cespa afferma che: “Le piattaforme producono servizi tecnologici, operando un ricarico il cui ammontare dipende dalla pressione concorrenziale esercitata dai concorrenti. Gli intermediari finanziari acquistano servizi tecnologici dalle piattaforme e li utilizzano per soddisfare le loro esigenze di trading. In questa situazione, la liquidità del mercato risulta maggiore, il numero di intermediari che adottano la tecnologia offerta dalle piattaforme di mercato è maggiore e ciò a sua volta dipende dal margine che queste sono in grado di imporre. Una maggiore liquidità in circolazione, poi, abbassa i costi delle transazioni ed è quindi vantaggiosa per la ricchezza degli operatori di mercato.“
Secondo la ricerca, il peggior risultato possibile è sicuramente offerto da una soluzione di monopolio non regolamentato, sia in termini di liquidità che di ricchezza. L‘attore in regime di monopolio applica il più alto ricarico possibile, con la conseguenza che diminuisce il livello di utilizzo dei servizi tecnologici e quindi anche il livello di liquidità e ricchezza.
Per contro, liquidità e ricchezza aumentano quando le piattaforme trovano accesso libero, potendo recuperare così i costi dell‘avvio. Tuttavia, ciò non corrisponde necessariamente al risultato preferito dall‘autorità di regolamentazione, in quanto le piattaforme entranti sul mercato impediscono di internalizzare gli effetti esterni che impongono su trader e concorrenti.
“Infatti, l‘accresciuta concorrenza abbassa il ricarico applicabile dell‘industria, comprimendo i profitti derivanti dagli scambi e producendo un effetto negativo di depressione della redditività. Allo stesso tempo, poiché un margine di ricarico più basso favorisce l‘adozione della tecnologia, l‘aumento degli ingressi delle piattaforme digitali aumenta la disponibilità di liquidità, a vantaggio della ricchezza degli operatori e determinando un effetto positivo di creazione di liquidità“, dichiara il Professor Cespa.
In un quadro di politiche volte alle concentrazioni, l‘autorità di regolamentazione sceglie il numero di piattaforme digitali che massimizzi la ricchezza totale, garantendo che nessuna piattaforma subisca perdite. Così, l‘ingresso libero tende sempre a essere eccessivo, in quanto l‘autorità di regolamentazione internalizza l‘effetto di depressione della redditività. Al contrario, se oltre a controllarne l‘ingresso, il regolatore è in grado di sovvenzionare le piattaforme per il loro contributo alla capacità di aumentare la liquidità in circolazione, l‘ingresso risulta eccessivo o insufficiente, a seconda della forza relativa delle esternalità indotte.
Secondo il Professor Cespa, le politiche di concentrazione rappresentano solo uno dei possibili strumenti che un‘autorità di regolamentazione può adottare. Il documento analizza anche il benchmark per la ricchezza implicita nel controllo delle tariffe tecnologiche.
I ricercatori hanno scoperto che quando un‘autorità di regolamentazione fissa un canone di importo tale da rendere redditizio l‘accesso al mercato per una sola piattaforma, tale risultato di monopolio regolamentato consente di risparmiare sui costi di avvio. Ciò sembra essere più vantaggioso rispetto a qualunque altro risultato ottenuto dall‘interazione concorrenziale, sia regolamentata che non regolamentata.
“Osservato attraverso le lenti del nostro modello, questo mette in prospettiva le recenti proteste sollevate dagli attori sul mercato che hanno chiesto un controllo normativo più rigoroso sulle decisioni di prezzo dei servizi tecnologici degli Stati Uniti“, commenta Cespa.
Sempre secondo Cespa, la ricerca suggerisce che le decisioni sulla capacità tecnologica degli scambi possono essere un importante motore della liquidità del mercato, che si aggiunge ai soliti fattori basati sulla domanda ed evidenziati dalla letteratura sulla microstruttura del mercato (ad esempio, capitale di arbitraggio e capacità di assunzione del rischio del mercato).
“Vedere la determinazione della liquidità in un modello in cui la struttura del mercato è determinata da forze di mercato apre una serie di interessanti implicazioni. Ad esempio, abbiamo osservato che quando gli intermediari diventano più restii al rischio, tendono a dare un valore aggiunto ai servizi tecnologici. Ciò implica che la domanda di piattaforme digitali può aumentare, con un effetto positivo sulla liquidità del mercato“.
“Questo serve a mettere in guardia contro l‘opinione comune che considera le disposizioni normative che rendono più oneroso per le banche fornire liquidità, come una conseguente riduzione della liquidità. Fornisce inoltre una spiegazione potenziale per i risultati empirici contrastanti ottenuti dalle norme imposte post-crisi, volte a ridurre l‘attività di trading delle banche d‘investimento“.
Giulia Gandolfi, PPOOL media – communications