Dal Nobel all’Oscar al Festival del cinema di Venezia: NON SEMPRE TRIONFA LA MERITOCRAZIA
Londra, luglio 2019. Se avere amici in giuria può essere d’aiuto per ottenere prestigiosi riconoscimenti non è sempre detto che aiuti a vincere. È questa la conclusione di una nuova ricerca pubblicata dall’Academy of Management Journal di cui è coautore il ricercatore italiano Simone Ferriani Professore di economia all’Università di Bologna e Honorary Visiting Professor presso la Cass Business School di Londra.
Essere amico di un membro della giuria incrementa infatti la probabilità di essere nominati ma riduce, al contempo, quella di essere proclamato vincitore, dice lo studio.
Che si tratti degli Oscar, dei Grammy Awards, o addirittura del Nobel, il verdetto è emesso da una giuria composta da “pari“. Forse anche per questo i giurati/colleghivengono spesso criticati; a volte aspramente fino a essere accusati di mancanza d‘imparzialità e persino di clientelismo.
Nel 2010, Quentin Tarantino – allora presidente della giuria del Festival di Venezia – fu spietatamente accusato di favoritismo dopo che il Leone d’Oro al miglior film venne assegnato alla sua ex partner Sofia Coppola, vincitrice con Somewhere. Ma Tarantino assegnò anche un Leone Speciale al suo mentore Monte Hellman e onorò con ben due premi (uno dei quali fu il Leone d’Argento per la miglior regia) un amico di lunga data.
Difendendosi dalla stampa italiana che gridava allo scandalo, Tarantino affermò che “un amico in giuria è il tuo peggior nemico perché saranno troppo imbarazzati per darti un premio“ – una lezione che, disse, aveva imparato da Hellmann nel 1992.
Il paradosso, così felicemente esposto da Tarantino nella sua dichiarazione alla stampa, ha spinto i ricercatori, Simone Ferriani della Cass Business School, Erik Aadland della BI Norwegian Business School e Gino Cattani della New York University Stern School, a chiedersi quanto le relazioni sociali incidano sull‘assegnazione dei premi nelle competizioni valutate da pari.
Basandosi sull’analisi statistica di otto anni di decisioni prese dalla più prestigiosa competizione nel settore pubblicitario norvegese con le interviste dei membri del settore, i ricercatori hanno cercato di capire in che modo le relazioni fra i giurati e i concorrenti influenzassero i risultati della gara.
Tre dinamiche relazionali sono state utilizzate per capire in che modo ciò avvenisse:
- Legami diretti – in che misura i membri della giura tendano a favorire i candidati con chi hanno lavorato in passato.
- Reciprocità – in che misura i membri della giuria tendano a favorire i candidati dai quali sono stati essi stessi favoriti in passato.
- Elitismo – in che misura i membri della giuria tendano a favorire i candidati che fanno parte della stessa cerchia di contatti dei membri della giuria.
I ricercatori hanno scoperto che, anche se ognuna delle tre dinamiche può incrementare la possibilità per il candidato di ricevere una menzione speciale, solo la reciprocità potenzia le chance di essere proclamato vincitore.
Il Dott. Ferriani ha affermato che: “Avere un legame diretto o far parte della stessa cerchia di un membro della giuria può aiutare ad entrare a far parte della rosa dei candidati o a venire nominati ma in realtà, alla fine, impedisce di vincere.“
“Ciò avviene, crediamo, perché chi è investito dell‘incarico di conferire onorificenze prestigiose può essere animato tanto da interessi relazionali personali, quanto daldesiderio genuino di dimostrare la propria integrità morale e sviare possibili sospetti di mancanza d‘autenticità.“
“Visto che i premi sono straordinari vettori di valore – i premi di un festival cinematografico possono aumentare le vendite al botteghino, i premi letterari possono aprire le porte di case editrici esclusive e i premi accademici possono assicurare più fondi per la ricerca – capire in che modo le relazioni influenzino il modo in cui vengono attribuiti i premi è di particolare importanza per rivendicare pubblicamente più trasparenza.“
“Queste conclusioni dovrebbero inculcare un po‘ di salutare cinismo in coloro che continuano a riporre una fede incondizionata nei principi universali che, si suppone, debbano ispirare le istituzioni meritocratiche, ma dovrebbero anche essere viste come un messaggio di speranza per quelli che hanno da tempo perso fiducia.“
L’articolo, “Friends, Gifts, and Cliques: Social Proximity and Recognition in Peer-Based Tournament Rituals”, è stato pubblicato il 14 giugno 2019 dall’Academy of Management Journal.