Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di agosto 2019

Un agosto che non sarà facile dimenticare visto che ha portato il primo suicidio di un governo,
anche se a dire il vero Bertinotti ne fu illustre progenitore e anche Mastella non va dimenticato,
nella storia repubblicana. Ma la caduta degli dei con il piedistallo di Salvini improvvisamente
franato presenta alcune particolarità decisamente interessanti. Stando al governo i leghisti hanno
avuto una visibilità e la possibilità di mettersi in mostra in maniera altrimenti impossibile, e
sfruttandola perfettamente sono riusciti a raddoppiare i voti. I motivi sono evidenti, la voglia di
tesaurizzare il consenso andando subito alle elezioni e diventare così il primo partito del paese
liberandosi dei freni pentastellati, una certezza che si è infranta con l’imponderabile stavolta. Ma il
leader (?) leghista è riuscito a raggiungere l’apice del ridicolo quando vista la mal parata, ha
cercato di rimediare il danno fatto ritirando, a cose oramai fatte, la stessa mozione di sfiducia che
il suo partito aveva presentato.
Solo i poco attenti possono stupirsi di questa genesi, tutto era stato previsto a suo tempo, basta
rileggere i miei precedenti articoli da novembre scorso in avanti, suffragato da politologi e analisti
di alto livello, avevamo già vaticinato il percorso istituzionale. Come fu scritto nella mia intervista
al Prof. Cacciari “Le cose sono sotto gli occhi di tutti, poi basta volerle vedere”. Che il governo
sarebbe caduto dopo le elezioni europee lo avevamo già scritto, così come si era messo nero su
bianco la debolezza della manovra e dei provvedimenti varati dall’esecutivo giallo-verde. Questa è
la vera seconda ragione della crisi politica attuale, l’impossibilità di fare quadrare i conti, una
economia traballante aggravata da un aumento del debito su cui pesa uno spread troppo alto, i
cantieri fermi, la tav che tav non è su cui improvvisati esegeti hanno speso fiumi di inchiostro
virtuale senza averne la minima competenza.
Nemmeno deve stupire i pochi lettori attenti il fatto che si concretizzi in queste ore un governo
M5S + PD. Chi ha avuto la pazienza di seguire i lavori statistici e degli analisti, nonché quanto scrissi
in merito nei miei articoli, gli studi delle Università di Bologna e Urbino e i dati presentati dal
Cattaneo sugli aderenti al Rousseau mise in luce come il 47% degli elettori pentastellati avesse
animo corrispondente alla sinistra, mentre solo il 22,5% si riconosceva nei valori della Lega. Il fatto
che chi urla abbia maggiore visibilità e quindi appaia in numero superiore alla realtà non trova
riscontro nei numeri che sono neutri rispetto la realtà percepita.
MAURIZIO DONINI