Attualità a cura di Maurizio Donini

Whistleblowing e l’intervento della UE

Molti illeciti non vengono denunciati, e quindi scoperti, per il timore di ritorsioni da parte degli
interessati, un timore più che legittimo. L’Europa è intervenuta su questa materia con una
direttiva approvata lo scorso 7ottobre diretta a tutelare i Whistleblower, coloro che segnalano
illeciti. che Un argomento che ha unito tutti i gruppi parlamentari di ogni colore, approvando una
nuova normativa a larghissima maggioranza (591 favorevoli, 29 contrari e 33 astenuti). Una
straordinaria vittoria collettiva, come l’ha definita Virginie Rozière, relatrice socialdemocratica
francese che ha seguito il dossier per il Parlamento: “I recenti scandali come LuxLeaks, Panama
Papers e Football Leaks hanno contribuito a mettere in luce la grande precarietà di cui soffrono
oggi gli informatori. Alla vigilia delle elezioni europee, il Parlamento europeo si è riunito per inviare
un forte segnale, quello di aver ascoltato le preoccupazioni dei suoi cittadini, e ha insistito per
l’adozione di regole solide che garantiscano la loro sicurezza e quella di coloro che scelgono di
parlare”.
Il tutto si era avviato con una petizione che nel nostro paese è stata firmata da oltre 180.000
cittadini e ha visto coalizzarsi assieme sindacati, giornalisti e ONG. Il risultato è di essere arrivati a
fissare uno standard minimo di protezione per dare un trattamento comune alle legislazioni dei
singoli stati. La direttiva impone a tutte le aziende pubbliche e private, con oltre 50 dipendenti, di
attivare canali di ricezione delle segnalazioni obbligando le stesse ad attuare indagini in merito per
appurare la veridicità delle denunce. Il campo di applicazione va dall’alimentare agli appalti, dalla
privacy alla sicurezza dei prodotti. La UE chiede agli stati si non limitarsi a queste norme minime
stabilite, solo 10 Stati membri (tra cui l’Italia, con la legge 179 varata il 30 novembre 2017)
prevedono una piena tutela per i whistleblower, mentre negli altri Paesi della Ue la protezione
solo parziale o per settori specifici e categorie limitate di lavoratori.
Per evitare che un dipendente chieda al proprio datore di lavoro il permesso di denunciarlo, si è
saltata la linea gerarchica nel processo di segnalazione attivando canali sicuri e diretti alle autorità
nazionali competenti nonché agenzie europee interessate. La legge vieta esplicitamente le
rappresaglie e introduce delle salvaguardie, per evitare che chi denuncia sia sospeso, declassato e
intimidito o che si trovi ad affrontare altre forme di ritorsione. Saranno tutelati anche coloro che assistono
gli informatori, come i facilitatori, i colleghi e i parenti. Gli Stati membri dovranno garantire che gli
informatori abbiano accesso gratuito a informazioni e consulenze complete e indipendenti sulle
procedure e sui mezzi di ricorso disponibili, nonché all’assistenza legale nel corso del
procedimento. Durante i procedimenti giudiziari, gli informatori potranno ricevere sostegno
finanziario e psicologico.
MAURIZIO DONINI